Traduzione di Michele Obit
Prihaja fant, ki igra
Na halogensko luč.
Od hrupa se nič
Ne vidi.
Za njim po smrdljivih kleteh
Ostajajo obliži in ribje olje.
To ni metafizična doba.
To ni doba za glas.
To je doba halogenskega hrupa.
Odmašite si slanike iz ušes.
Vohate moj strah?
V razlomljeni luži
Zahaja napoved.
Naša doba se je pričela
Kot zobobol.
Končala se bo s halucinacijami
Mikrobov v temi.
*
Arriva un ragazzo che gioca
Alla luce alogena.
Dal frastuono nulla
Si vede.
Dietro di lui per le fetide cantine
Rimangono cerotti e olio di fegato di merluzzo.
Questo non è un tempo metafisico.
Non è il tempo per la voce.
Questo è il tempo del frastuono alogeno.
Sturatevi gli stoccafissi dalle orecchie.
Fiutate la mia paura?
Nella pozzanghera spezzata
Si smarrisce l’annuncio.
Il nostro tempo è iniziato
Come un mal di denti.
Terminerà con le allucinazioni
Dei microbi nel buio.
***
Med resnico in človekom
Izberem čakanje.
Med čakanjem in človekom
Izberem plastične rože.
Saj nisem neumna,
Da bi hotela biti genialna.
Vse, kar hočem, so
Trdi penisi meteorologov.
Naj napovedo pravočasno,
Preprečijo uboj mojega Izaka.
*
Tra la verità e l’uomo
Scelgo l’attesa.
Tra l’attesa e l’uomo
Scelgo i fiori di plastica.
Non sono mica così matta
Da voler essere geniale.
Tutto ciò che voglio sono
I duri membri dei meteorologi.
Che annuncino per tempo,
Impediscano l’uccisione del mio Isacco.
***
Gospodarjevi pajki okrog naju
Spletajo brezžično mrežo.
Nekdo na drugem kontinentu
Na skrivaj prebira najine misli.
Skozi vrata se nič ne vidi.
V temi sva manjša od mušic.
*
I ragni dei padroni attorno a noi
Tessono la rete senza fili.
Qualcuno, in un altro continente,
Legge di nascosto i nostri pensieri.
Nulla si vede, attraverso la porta.
Nel buio noi due più piccoli dei moscerini.
***
Profesor je dokazal,
Da je človeška zgodovina
Zgodovina nenehnega upadanja nasilja.
Okrutni pračlovek, divji nomadi, kmečki upori.
Dandanes se ukvarjamo le še
S presno hrano, socialnimi omrežji, enakostjo spolov.
Nasilja je na svetu komajda dovolj,
Da dnevno napolni časopise,
Reče zamišljeno profesor
In s hitrim gibom desne dlani
Pokonča komarja, ki je sedel
Na njegove na črto zlikane hlače.
*
Il professore ha dimostrato
Che la storia dell’uomo è
La storia dell’incessante declino della violenza.
Il crudele uomo primitivo, i nomadi selvaggi, le rivolte contadine.
Oggi come oggi abbiamo a che fare solo
Con cibo crudo, reti sociali, parità dei sessi.
Di violenza nel mondo ce n’è appena
Per riempire ogni giorno i quotidiani,
Dice pensieroso il professore
E con un veloce movimento della mano destra
Uccide una zanzara che se ne stava
Sulle sue, sulla piega dei calzoni stirati.
***
Zid raste tik ob sosednjem
Kot noči v Shinagawi.
Prehod je preozek
Za kresnice besed.
Obtičal sem v življenju,
Zato pišem.
*
Il muro cresce lì accanto al vicino
Come le notti a Shinagawa.
Il passaggio è troppo stretto
Per le lucciole di parole.
Ho incocciato nella vita,
Perciò scrivo.
Že dvajset let spremljam
Bitko sršenov
Nad praznim smetnjakom.
Pod njegovim zrjavelim dnom
Sem doma.
*
2. Lubiana
Da vent’anni ormai seguo
La battaglia dei calabroni
Sopra il bidone della spazzatura vuoto.
Sotto il suo fondo arrugginito
Sono a casa.
3. Berlin
Igle rastejo iz okenskih polic.
Zavarovani pred pticami.
Hladen julijski veter
Raznaša mrtve duše.
Nobene možnosti počitka.
In ti, ki vse to ljubiš.
*
Crescono gli aghi dai davanzali.
Dagli uccelli siam protetti.
Il freddo vento di luglio
Disperde le anime morte.
Riposare non si può, proprio no.
E tu, che ami tutto questo.
***
Buenos Aires
21. nadstropje.
Mesto je starka
V črnem žametu.
Črke na listu papirja,
Mravlje, ki prekrivajo
Neznani plen.
Gotovo je le:
Nihče več ne moli.
Nihče več ne diha.
Z rjastimi škarjami,
Kot slepi krojač,
Prereže obzorje sirena.
Zaprtih oči se zahvalim.
Rešeni smo
Še za en dan.
*
Buenos Aires
21. piano.
La città è una vecchia
In velluto nero.
Le lettere sul foglio di carta,
Le formiche che ricoprono
Una preda ignota.
Solo questo è certo:
Nessuno più prega.
Nessuno più respira.
Con forbici arrugginite,
Come un sarto cieco,
Ritaglia l’orizzonte la sirena.
Agli occhi chiusi son grato.
Salvi siamo
Ancora per un giorno.
***
Aleš Šteger (1973) è nato a Ptuj e vive a Lubiana. Tra gli autori sloveni più interessanti e prolifici della sua generazione, ha pubblicato in prevalenza raccolte poetiche (l’ultima si intitola ‘Nad nebom pod zemljo’, ‘Sopra il cielo sotto la terra’, da cui sono tratte le poesie qui presentate) ma anche racconti di viaggio. È stato pubblicato e tradotto in varie lingue, in italiano nel 2009 è uscito ‘Berlino’, saggio in forma narrativa sulla capitale tedesca.
Mi sento molto vicino a questo poeta. Splendido l’apologo del professore. Se posso permettermi, una nota sulla traduzione di “Tokyo”: “Shinagawi” è probabilmente “Shinagawa”; in italiano (come in giapponese) non si declina.
"Mi piace""Mi piace"
Ragionevolissima la nota sulla traduzione, ho già chiesto venga corretta. michele obit
"Mi piace"Piace a 2 people
…e complimenti per l’ottimo lavoro che ci permette di leggere questi splendidi testi anche in italiano.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie Guido per la segnalazione, spero di avere corretto giusto. E grazie sempre a Miha Obit per il suo prezioso lavoro di intermediazione, che è ben più che semplice traduzione.
Francesco
"Mi piace"Piace a 1 persona