perìgeion

un atto di poesia

Le città invisibili di Cesare Cosentino

A cura di Christian Tito

 noselfie

 

Da piccolo invidiavo la “Diana” di mio fratello, assieme facevamo foto granate e fuori fuoco, avevamo lui 14 e io 11 anni. Negli anni ’80 mi avevano proposto di fare foto di reportage per una associazione culturale milanese, organizzava manifestazioni per il comune di Milano, io accettai senza essere capace di usare una reflex, era una TOPCON. Negli anni successivi sfidavo un amico nikonista con una Zenit, la prima mia vera macchina fotografica, sulla foto di paesaggio migliore, nessuno dei due vinceva. Nel tempo ho elaborato una proposta fatta di immagini, come espressione di un modo di scattare che è legato a momenti , di soggetti scelti non a caso, di uno sviluppo di una idea che è fatta di attese, momenti e luoghi colti, di frammenti di luce che costruiscono lo scatto.

In questa serie ho tentato di vedere la città come luogo da abitare nel desiderio di farla apparire come un tutto , dove ogni luogo ripreso possa essere esaltato e restituito con una estetica gradevole. Una via per esaltare la bellezza di luoghi o edifici urbani altrimenti banali e solitamente poco fotogenici. Osservare e aspettare la luce giusta affinché i luoghi prendano forma e si isolino dal banale “dipinti” da luci ombre e colori.

Rendere la città racconto di se stessa .

C. Cosentino

 

La città ti appare come un tutto in cui nessun desiderio va perduto e di cui tu fai parte, e poiché essa gode tutto quello che tu non godi, a te non resta che abitare questo desiderio ed esserne contento. Tale potere, che ora dicono maligno ora benigno, ha Anastasia, città ingannatrice: se per otto ore al giorno tu lavori come tagliatore d’agate, onici , crisopazi, la tua fatica che dà forma al desiderio prende dal desiderio la sua forma, e tu credi di godere per tutta Anastasia mentre non ne sei che lo schiavo. …se non voglio che il tuo sguardo colga un’immagine deformata, devo attrarre la tua attenzione su una qualità intrinseca di questa città ingiusta che germoglia in segreto nella segreta città giusta: ed è il possibile risveglio – come un concitato aprirsi di finestre – d’un latente amore per il giusto, non ancora sottoposto a regole, capace di ricomporre una città più giusta ancora di quanto non fosse prima di diventare recipiente dell’ingiustizia. A prima vista nulla sembra assomigliare meno a Eudossia che il disegno del tappeto , ordinato in figure simmetriche che ripetono i loro motivi lungo linee rette e circolari, intessuto di gugliate dai colori splendenti, l’alternarsi delle cui trame puoi seguire lungo tutto l’ordito. Ma se ti fermi a osservarlo con attenzione, ti persuadi che a ogni luogo del tappeto corrisponde un luogo della città e che tutte le cose contenute nella città sono comprese nel disegno, disposte secondo i loro veri rapporti, quali sfuggono al tuo occhio distratto dall’andirivieni….“

Da “le città invisibili “ di Italo Calvino.

 

Steps Parigi, 2008

Dopo aver marciato sette giorni attraverso boscaglie, chi va a Bauci non riesce a vederla ed è arrivato. I sottili trampoli che s’alzano dal suolo a gran distanza l’uno dall’altro e si perdono sopra le nubi sostengono la città. Ci si sale con scalette. A terra gli abitanti si mostrano di rado: hanno già tutto l’occorrente lassù e preferiscono non scendere.

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Ritardo Milano, 2012

…La città per chi passa senza entrarci è una, e un’altra per chi ne è preso e non ne esce; una è la città in cui s’arriva la prima volta, un’altra quella che si lascia per non tornare; ognuna merita un nome diverso…

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ritardo

 

 

 

Tonnara Calabria, 2009

…e io credevo d’aver sempre saputo che il mare non è in vista della città, nascosto da una duna della costa bassa e ondulata; che le vie corrono lunghe e dritte; che le case sono raggruppate a intervalli, non alte, e le separano spiazzi di depositi di legname e segherie; che il vento muove le girandole delle pompe idrauliche.

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Trascorsi Calabria, 2009

La città sognata conteneva lui giovane; a Isadora arriva in tarda età. Nella piazza c’è il muretto dei vecchi che guardano passare la gioventù; lui è seduto in fila con loro. I desideri sono già ricordi.

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donne

 

 

 

Passaggi Parigi, 2008

A Cloe, grande città, le persone che passano per le vie non si conoscono. Al vedersi immaginano mille cose l’uno dell’altro, gli incontri che potrebbero avvenire tra loro, le conversazioni, le sorprese, le carezze, imorsi. Ma nessuno saluta nessuno, gli sguardi s’incrociano per un secondo e poi si sfuggono, cercano altri sguardi, non si fermano. … Se uomini e donne cominciassero a vivere i loro effimeri sogni, ogni fantasma diventerebbe una persona con cui cominciare una storia ’inseguimenti, di finzioni, di malintesi, d’urti, di oppressioni, e la giostra delle fantasie si fermerebbe.

cm 70 X50
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passaggi

 

 

 

Rewind Parigi, 2008


La città ti appare come un tutto in cui nessun desiderio va perduto e di cui tu fai parte, e poiché essa gode tutto quello che tu non godi, a te non resta che abitare questo desiderio ed esserne contento. Tale potere, che ora dicono maligno ora benigno, ha Anastasia, città ingannatrice: se per otto ore al giorno tu lavori come tagliatore d’agate, onici , crisopazi, la tua fatica che dà forma al desiderio prende dal desiderio la sua forma, e tu credi di godere per tutta Anastasia mentre non ne sei che lo schiavo.

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rewind

 

 

 

Urban Monza, 2008


… La città certo è cambiata, e forse in meglio. Ma le ali che ho visto in giro sono quelle di ombrelli diffidenti sotto i quali palpebre pesanti s’abbassano sugli sguardi; gente che crede di volare ce n’è, ma è tanto se si sollevano dal suolo sventolando palandrane da pipistrello.

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urban

 

 

 

Avvitamenti Milano, 2011


Se non è al suo primo viaggio l’uomo sa già che le città come questa hanno un rovescio: basta percorrere un semicerchio e si avrà in vista la faccia nascosta di Moriana, una distesa di lamiera arrugginita, tela di sacco, assi irte di chiodi, tubi neri di fuliggine, mucchi di barattoli, muri ciechi con scritte stinte…

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avvitamenti

 

 

 

Curve Monza, 2008

….Anche a Raissa, città triste, corre un filo invisibile che allaccia un essere vivente a un altro per un attimo e si disfa, poi torna a tendersi tra punti in movimento disegnando nuove rapide figure cosicché a ogni secondo la città infelice contiene una città felice che nemmeno sa d’esistere”.

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curve

 

 

 

Attraverso Milano, 2011


Da una parte all’altra la città sembra continui in prospettiva moltiplicando il suo repertorio d’immagini: invece non ha spessore, consiste solo in un diritto e in un rovescio, come un foglio di carta, con una figura di qua e una di là, che non possono staccarsi né guardarsi.

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attraverso

 

 

 

Lo scrittore Monza, 2011

Lo sguardo percorre le vie come pagine scritte: la città dice tutto quello che devi pensare, ti fa ripetere il suo discorso, e mentre credi di visitare Tamara non fai che registrare i nomi con cui essa definisce se stessa e tutte le sue parti…..Fuori s’estende la terra vuota fino all’orizzonte, s’apre il cielo dove corrono le nuvole.

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loscrittore

 

 

 

Orange Milano, 2011

Se nascosta in qualche sacca o ruga di questo slabbrato circondario esiste una Pentesilea riconoscibile e ricordabile da chi c’è stato, oppure se Pentesilea è solo periferia di se stessa e ha il suo centro in ogni luogo, hai rinunciato a capirlo. La domanda che adesso comincia a rodere nella tua testa è più angosciosa: fuori da Pentesilea esiste un fuori? O per quanto ti allontani dalla città non fai che passare da un limbo all’altro e non arrivi a uscirne?

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orange

 

 

 

Gocce Milano, 2012

se non voglio che il tuo sguardo colga un’immagine deformata, devo attrarre la tua attenzione su una qualità intrinseca di questa città ingiusta che germoglia in segreto nella segreta città giusta: ed è il possibile risveglio – come un concitato aprirsi di finestre – d’un latente amore per il giusto, non ancora sottoposto a regole, capace di ricomporre una città più giusta ancora di quanto non fosse prima di diventare recipiente dell’ingiustizia.

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gocce

 

 

 

Tempo Parigi, 2008

….che la vera Berenice è una successione nel tempo di città diverse, alternativamente giuste e ingiuste. Ma la cosa di cui volevo avvertirti è un’altra: che tutte le Berenici future sono già presenti in questo istante, avvolte l’una dentro l’altra, strette pigiate indistricabili.

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Le città e il cielo Milano, 2009

Ogni cambiamento implica una catena d’altri cambiamenti, in Andria come tra le stelle: la città e il cielo non restano mai uguali. Del carattere degli abitanti d’Andria meritano di essere ricordate due virtù: la sicurezza in se stessi e la prudenza. Convinti che ogni innovazione nella città influisca sul disegno del cielo, prima d’ogni decisione calcolano i rischi e i vantaggi per loro e per l’insieme della città e dei mondi.

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Corri Calabria, 2009

E’ l’umore di chi la guarda che dà alla città di Zemrude la sua forma. Se ci passi fischiettando, a naso librato dietro al fischio, la conoscerai di sotto in su: dai davanzali, tende che sventolano, zampilli.

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corri

 

 

 

Sfericità Milano, 2011

Di tutti i cambiamenti di lingua che deve affrontare il viaggiatore in terre lontane, nessuno uguaglia quello che lo attende nella città di Ipazia, perché non riguarda le parole ma le cose.

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sfericità

 

 

 

Rosso Olanda, 2011

Viaggiando ci s’accorge che le differenze si perdono: ogni città va somigliando a tutte le città, i luoghi si scambiano forma ordine distanze, un pulviscolo informe invade i continenti. Il tuo atlante custodisce intatte le differenze: quell’assortimento di qualità che sono come le lettere del nome”

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Contrasti Milano, 2011

Succede pure che, rasentando i compatti muri di Marozia, quando meno l’aspetti vedi aprirsi uno spiraglio e appare una città diversa, che dopo un istante è già sparita.

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Spigoli Monza, 2011

…gli astronomi di Perinzia si trovano di fronte a una difficile scelta: o ammettere che tutti i loro calcoli sono sbagliati e le loro cifre non riescono a descrivere il cielo…

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spigoli

 

 

 

Scansione Milano, 2008

A prima vista nulla sembra assomigliare meno a Eudossia che il disegno del tappeto , ordinato in figure simmetriche che ripetono i loro motivi lungo linee rette e circolari, intessuto di gugliate dai colori splendenti, l’alternarsi delle cui trame puoi seguire lungo tutto l’ordito. Ma se ti fermi a osservarlo con attenzione, ti persuadi che a ogni luogo del tappeto corrisponde un luogo della città e che tutte le cose contenute nella città sono comprese nel disegno, disposte secondo i loro veri rapporti, quali sfuggono al tuo occhio distratto dall’andirivieni dal brulichio dal pigia-pigia.


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Verso Est Monza, 2008

…Certo anche a Ipazia verrà il giorno in cui il solo desiderio sarà partire. So che non dovrò scendere al porto ma salire sul pinnacolo più alto della rocca ed aspettare una nave che passi lassù. Ma passerà mai? Non c’è
linguaggio senza inganno.

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Per info e contatti con Cesare Cosentino scrivere a: caesar_one@hotmail.it

Un commento su “Le città invisibili di Cesare Cosentino

  1. amara
    21/06/2015

    bellissime suggestioni, molto appropriate per uno dei libri più intensi che suggerisce immagini e le radica nel senso

    Piace a 1 persona

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Questa voce è stata pubblicata il 21/06/2015 da in all'incrocio tra le arti, fotografia, prosa.
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