di Angela Palmitesta
Cara Perìgeion volevo parlarti di uno smottamento avvenuto pochi giorni fa, qui a Zante. Sui giornali non ne troverai traccia.
Una ragazza giovanissima, una stagista mandata dalla scuola alberghiera, sta lavorando in cucina, quasi gratuitamente, e ieri , non so, davanti al buffet, improvvisamente, con quattro parole, due righe appena, mi ha raccontato la tragedia della sua vita, proprio in pieno servizio. Avevo un vassoio di balloons di vino rosso in precario equilibrio mentre mi parlava . La sua prima frase è stata : “In questa società i genitori stanno caricando i figli di sofferenze insopportabili”.
E dicendolo non c’era rabbia nei suoi occhi ma solo un immenso sconforto, quello smarrimento che arriva alla sera, dopo la battaglia, quando gli eroi cercano di togliersi la polvere e il sangue raggrumato di dosso e con le ossa dolenti e gonfie di stanchezza raccolgono faticosamente i loro morti. Hanno anche fame e la gola secca brucia per la sete, ma prima devono ricomporre i loro morti, raccogliere con calma la legna per bruciare le salme. Gli incensi riempiono l’aria di un profumo dolciastro che vorrebbe coprire il profumo ancora più dolce della morte mentre i guerrieri stanchi si chiedono il perché di fuochi tanto alti, il perché di questo continuo combattere che porta solo ad altre sere come queste, ad altre pire alte come queste.
Ecco, la guardavo negli occhi e vedevo questo, gli occhi di una bimba stanca di raccogliere legna per i suoi morti.
Poi ha sorriso, il sorriso radioso di chi non ha neppure ancora raccolto quattro lustri di vita. Io mi sono allontanata imbarazzata dal crepaccio. Lei ha fatto una grimace simpatica col nasino, ha controllato con atteggiamento critico il buffet e poi ha raccolto svelta un piatto di insalata russa, scempiato e scarnificato dall’onda impetuosa del dinner delle sette e trenta.
Fabula docet: un cazzo di niente.
Le famiglie soffrono, le famiglie implodono.
I genitori soffrono perché non vedono un futuro per i propri figli e vanno alla deriva.
I figli soffrono perché sentono che i genitori stanno andando alla deriva e cercano una bussola, a modo loro lottano. I genitori soffrono a vedere i figli andare in guerra. La guerra, nessuno sa neppure di chi è, contro chi è, quando è cominciata e poi, come per tutte le guerre, ci si chiede sbigottiti se mai terminerà.
MA queste cose mica si possono scrivere così, con la bic di plastica e nemmeno con la MontBlanc col pennino d’oro, che qui a Zante nemmeno vendono l’inchiostro originale.
Devo passeggiare coi balloons di vino in equilibrio precario e tenere gli occhi aperti, aspettare.
Non mi ricordavo se oggi era domenica o lunedì: invece è martedì. Appunto : siamo in guerra.
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complimenti, sintesi perfetta ed asciutta di un rapporto, di un tempo precario
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L’ha ribloggato su Antoscarperossee ha commentato:
“In questa società i genitori stanno caricando i figli di sofferenze insopportabili”.
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Forse da sempre i figli – alcuni, almeno – hanno dovuto prendersi in spalla la paura dei genitori e farla diventare forza. o almeno provarci.
Paura e battaglia spesso vanno a braccetto.
Ma molto dovrei scrivere per cercare di spiegare quello che questo breve testo ha smosso…
grazie.
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ho riletto e ho pensato quanto tutto questo faccia di nuovo di Zacinto una terra di malinconia, per chi andrà e per chi resta.. malinconia di un ‘prima’..
entrare nel cuore del tema, invece, richiederebbe forse una notte intera, davanti a molti balloons..
(leggerti è sempre come ‘ascoltarti’)
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Angela è in grado di donarci momenti di grande intensità. Attraverso la sua scrittura, certo, ma io direi soprattutto per la sua profondità di sguardo. Riesce a captare e riprodurre in parole i silenzi umani, dandogli significanza.
Questo stralcio diaristico che affronta il tema dello scacco generazionale che da tempo incombe sui giovani, con esiti più drammatici in Grecia, è un piccolo esempio del suo tocco narrativo, assai aggraziato.
Sono un fan.
Nino
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Cara Perìgeion avevo ricevuto un pugno nello stomaco che volevo trasformare in un pugno sul tavolo, quello della tua redazione. Di veder pubblicata la lettera proprio non me l’aspettavo. Buon lavoro a tutti.
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Cara Angela,
abbiamo letto la tua lettera e ne abbiamo discusso tra di noi, decidendo che il tuo pugno sul tavolo non poteva restare dov’era. Ti ringraziamo perché ci aiuti a superare il recinto chiuso e autoreferenziale della scrittura letteraria.
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al tempo dei genitori i figli si ribellavano perché non credevano nei valori fondanti della società dell’epoca, Dio è morto di Guccini rendeva benissimo l’idea. Ora alcuni di quei figli sono diventati genitori, una parte non tutti, hanno divorato il divorabile e per i figli è rimasta una precarietà che li porterà tutta la vita. Sei riuscita benissimo a trasformarlo in un pugno sul tavolo, bastasse…
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E’ nella sintesi che spesso troviamo la giusta forza. Qui è l’esemplare ritratto di una giovane donna, altrove una riflessione, un’utopia critica. Mai essere in sintonia col potere dominante. Mai. Come direbbe Danilo Kis, allora è “meglio essere dominati”. Spero il meno possibile.
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Guarda, per la mia esperienza prima era lo stesso.
Anzi la voglia di plasmare la prole se non di avere dei cloni era più forte un tempo di oggi, secondo me.
Ed è questa la responsabilità più insopportabile: vedersi delegare i sogni dei genitori (e dai genitori) con l’obbligo di realizzarli. Negli anni 70 e 80 questo era tipico.
Oggi mi sembra meno.
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Il geranio è una pianta che è dura a morire! Gli basta solo qualche goccia di rugiada ma in questo periodo di crisi anche la rugiada è più avara.
Queste tue poche gocce possono dissetarlo e mantenerlo vivo.
Grazie Angela
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