perìgeion

un atto di poesia

Tre testi di Ilaria Seclì

 

Jappelli Praga HRADCANY

 

 

a cura di Antonio Devicienti

 

In attesa dell’uscita del nuovo libro di Ilaria Seclì pubblichiamo, d’accordo con l’autrice, alcuni testi già apparsi sul suo blog personale (Le ragioni dell’acqua). Ne abbiamo scelto uno dedicato a Milano e che Ilaria stessa considera emblematico nell’attuale fase della sua scrittura, un secondo che rievoca la Terra d’Otranto, regione appunto di Sud-Est e al centro di nuovi incroci culturali e migratori e un terzo dedicato a Praga.

 

 
Milano. Porta Venezia, giardini.

Tre vite da qui ho visto anatre, i laghetti nei parchi.

Pomeriggi dell’undicesimo mese, nord meridiano, quando nel riposo dei morti, del dopopranzo, si attarda l’ombra della notte.

Alla luce quel buio resiste, si allunga, prima e qui eterni.

Foschia, pulviscolo, foglia che si stacca dal ramo più alto e ossuto, grigio. Tramestio dei fili scuri d’erba, secchi, cespugli di carta, melma, sudate rocce, umido vischio, fresca imperturbata età dei minerali.

Il procedere del topolino da un punto all’altro, tra le foglie che lo coprono dure. Marrone piccolo spazio, ventidue passi di zampetta, piccolo spazio, piccolo topolino, il tuo invisibile collare fa ridere le anatre. L’insonoro stinge i contorni dell’uomo, ne dubita la presenza.

Ne lima fino all’osso movimenti e parole, parole ingoiate di bruma.

Il creato comanda e l’uomo evapora, filo di ragnatela tra un ramo e l’altro, filo che il raggio debole colora. Filo che non si vede, presto un fiato lo divide.

Tracima sofisticato medioevo. Souvenir del mondo.

Il giallo smorto e vivo, il rosso che impolvera i perimetri delle aiuole dove si rincorrono cani. Rigano l’acqua le anatre, si beccano, precipitano all’ingiù, arraffano in elegante equilibrio, riemergono sicure.

Il rosso che la terra ingoierà, riserva di candela nel buio, promessa, polvere di figlia su grembo di Demetra.

Camminano l’acqua che il modo commuove, né sospiro né fatica.

I passi dell’uomo pesanti, ostili al manto denso, senza tatto, ogni cosa agglutina.

Un manto verde, verde. Quella forza che con l’uomo si sollazza.

La dama sorride, la fanciulla ha in grembo uno stelo, il gufo bacche rosse nel becco. Le anatre camminano un’acqua ferma.

 

 

SUD/EST

Le donne dei paesi celesti e sabbia, quelle delle due del pomeriggio, filavano dialoghi tra mani e acqua, poi bussavano altre porte per lasciare asciugare il pavimento. Portavano ferri per lavorare a maglia o all’uncinetto.
Quelle dell’est, a quell’ora, fumano sigarette nelle piccole piazze, su altalene le più giovani, sulle panchine al telefono le altre.

E’ sempre acqua profumata e lecca la memoria, mentre radio lontane e voci accordate di siesta, dai terrazzi aperti registrano il finale della storia, l’oro impagliato dell’infanzia, la bugia dei tarli, il vuoto a perdere, il catrame sfocato di azzurri stagni.

 
 

 

אמת

Chiude il mondo l’ampolla a vetro
nebbia e minimi silenzi, fa chiara
la locanda parigina, isola di Kampa
mulino e corpi trascinati morti
usciti da castelli senza ingressi
Ora dei risorti e luce che novembre
ingoia prima che sia luce, piano solo,
gatto alla finestra. Al Golem, vecchi
al pianoforte muovono le mani
signore cianciano di là dal vetro
altane di clausura fedeli a quel che è stato
e non sporge, ignoto presente delle muffe
che l’alto impero d’oro serra nei tombini
dietro l’angolo passi di cavalli scuciono
suoni e voci che nessuna pietra
era o memoria ha reso fossili
né esercizi della morte impallidito

 

L’immagine d’apertura è una foto di Praga vista dall’occhio e dall’obiettivo di Francesco Jappelli.

6 commenti su “Tre testi di Ilaria Seclì

  1. SoniaLambertini
    24/11/2015

    L’ha ribloggato su sonia lambertini.

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  2. SoniaLambertini
    24/11/2015

    L’ha ribloggato su sonia lambertini.

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  3. marco ercolani
    26/11/2015

    “Camminano l’acqua che il mondo commuove”…Testi splendidi, questi di Ilaria, visionari e reali, ma stretti dallo stesso lancinamento. Attendiamo altri suoi testi con gioia.

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  4. leragionidellacqua
    26/11/2015

    La foto di Jappelli è la prima immagine che ho della città, i primi passi in quella cattedrale di silenzio e fantasmi che è Praga, ferma in un dove il cui segreto è custodito solo negli ingranaggi oscuri e oro di piazza Venceslao.
    Grazie a voi, sempre

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  5. Lucetta Frisa
    27/11/2015

    Belli davvero questi testi di Ilaria Seclì. Sorprendenti:E non è poco! Complimenti e grazie ad Antonio che ce l’ha fatta scoprire.

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  6. Giorgio Galli
    29/11/2015

    L’ha ribloggato su La lanterna del pescatoree ha commentato:
    Qualche mese fa, ad aprile, ho scritto a Ilaria che non ero capace di analizzare le sue poesie. La tua poesia, le ho scritto, mi piove addosso più di quanto mi inviti ad entrare. Quando leggo Ivo Andric mi sento chiamato a entrare nel suo buio, a conoscerlo, perché è un universo chiuso che traccia il suo nord e il suo sud. La tua poesia non è un universo chiuso. E’ un intero universo significante, in continua espansione, fatto di materiale vivo. Non ti sto sminuendo. Se dicessi che la tua scrittura è mescolata con la vita direi che è una immatura o edonistica, ma non è questo che voglio dire. E’ una scrittura che sembra fatta di cose animate, di persone, di fenomeni naturali che si scrivono da soli. Tutto accade come accade la pioggia, come la caduta di un masso. Ed io che posso dire della caduta di un masso? Che è caduto. Potrei descriverlo, ma è lì, lo vediamo tutti. Posso solo indicarlo. Riesco a spiegarmi? La tua poesia per me ha un’evidenza a cui non voglio aggiungere altri discorsi, il tuo universo significante è un universo in carne ed ossa, ed io sono come un bambino che lo scopre e a cui tutto sembra enorme. Enormi anche i raccoglimenti in cui la tua poesia somiglia a una nenia magica, a un canto mediterraneo e funebre che sorge, sussurrato da madri ormai pietrificate che sventolano vesti di cenere. Io non so entrare con la lente d’ingrandimento in un mondo così. A volte mi ci perdo, forse ho paura che l’acqua mi spenga la lanterna. Ecco, col permesso di Ilaria, ho ripetuto quello che ho scritto allora perché non saprei trovare un modo diverso di introdurre la sua poesia. Charms diceva: occorre fare versi tali che, a lanciare una poesia contro la finestra, il vetro si deve rompere. A me sembra che Ilaria faccia questo.

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