Fotografia di Peter Giodani
Traduzioni di Michele Obit
Vesolje
Slišim glasbo in nobene druge potrebe ne čutim
v kotu vidim deklico – z mojimi prsti igra dedkov klavir
vsi se bomo ponovno srečali
in molk nam bo razložil smisel kozmosa
so revolucionarne ulice ki jih mnogi spregledajo
kot ubežniki v vse smeri naših novih mest
hočem stati na zemlji ki se širi
hočem nasmeh ki nam bo razložil
kot na obrazu neke druge dežele
se moja bit zjoče prav tam kjer se prebujajo drugi
v stradanju in bedi brez pasje priložnosti
v nekem drugem kraju visoko nad nami
nas skrbi lastna majhnost
v naval v tolažbo za nekaj časa
moram poslušati krike
včasih je to vse kar potrebujem
Universo
Sento la musica e non vi è altro di cui ho bisogno
all’angolo una ragazzina – con le mie dita suona il piano dei nonni
tutti torneremo ad incontrarci
ed il silenzio ci farà capire il senso del cosmo
sono le vie rivoluzionarie che tanti si lasciano sfuggire
come fuggiaschi in tutte le direzioni delle nostre nuove città
voglio rimanere su una terra che si estende
voglio un sorriso che ci faccia capire
come sul volto di un altro paesaggio
la mia essenza scoppia in pianto là dove altri si destano
nella carestia e miseria senza alcuna opportunità
da qualche altra parte in altro sopra di noi
ci preoccupa la nostra stessa insignificanza
nell’assalto nella consolazione per poco tempo
devo ascoltare le grida
a volte solo di questo ho bisogno
***
Pesem
Lahko bi bilo težje
to je vedel že Martin Luther King
ceste so ponoči v eno smer rdeče
in v drugo bele
kot to noč ko se bližamo Nemčiji
ali takrat ko smo se bližali Franciji
ne glede na to iz katere smeri prihajamo vidimo enako
– črno in v njej dve barvi
pišem pesem nekdo pred nami posluša radio
bere italijansko knjigo
pošilja sporočila v španščini
spi ameriške sanje
in zunaj se menjavajo luči
bele in rdeče rdeče in bele
kot mravlje na pohodu vedno enake
kot televizijski program ali holivudski filmi
in samo včasih se prižgejo tudi modre
in vsi obstanemo
samo takrat
in potem dolgo nič več
Poesia
Potrebbe essere più dura
lo sapeva già Martin Luther King
le strade di notte sono rosse in una direzione
e bianche nell’altra
come questa notte già vicini alla Germania
o quella volta che stavamo arrivando in Francia
non importa da quale direzione arriviamo la visuale è la stessa
– nero e in mezzo due colori
scrivo una poesia qualcuno davanti a noi ascolta la radio
legge un libro in italiano
manda messaggi in spagnolo
dorme e sogna americano
e fuori si susseguono le luci
bianche e rosse rosse e bianche
come formiche in marcia sempre uguali
come un programma televisivo o un film hollywoodiano
e solo a tratti si accendono anche le blu
e tutti ci fermiamo
solo allora
e poi a lungo più nulla
***
Ženska
Vidim žensko
samo njenih oči ne vidim
njena roka je rahla in spolzka
kot vrečka ki jo vleče k tlom
v mestu v mraku
pod odejo
vidim žensko
večkrat spi na rdečem kavču
zagotovo je prekratek zanjo
mora se zviti
in kup knjig na polici
ji služi za zaveso
Vidim to skrito žensko
vneto me zasleduje
kot mraz
kot nekaj kar je potrebno postoriti
česar se moram spomniti
ker ta prekleta ženska teče
in njen tek se giblje s hitrostjo mojih dejanj
in se pri tem nikoli ne zmoti
ker razmišlja z mojim spominom
in stoji tam, kjer so moja stopala
povej mi, ker jaz ne vidim njenih oči
kakšne so
ali vidijo tudi tebe?
Una donna
Vedo un donna
solo i suoi occhi non vedo
la sua mano è soffice e scivolosa
come un involto che la trascina a terra
in un punto nell’aria
sotto una coperta
vedo una donna
spesso dorme su un rosso divano
si vede che è troppo corto per lei
deve piegarsi
e un mucchio di libri sulla mensola
le serve da tenda
vedo questa donna nascosta
con passione mi tallona
come il freddo
come qualcosa che è necessario sbrigare
qualcosa che dovrei ricordare
perché quella maledetta donna corre
e la sua corsa si muove con la velocità delle mie azioni
ed in questo non accade che si sbagli
perché pensa con la mia memoria
e se ne sta là, dove sono i miei piedi
dimmi, poiché io non vedo i suoi occhi
come sono
stanno guardando pure te?
***
V bližini boga
V mrliško vežico na Žalah pripeljejo boga
točno ob štirih
se tudi duhovnik obesi
in je vsepovsod zemlja
nikogar da ju spove
in njuni telesi prekrijejo hrošči
nikogar da ju pokoplje
kako v mrliško vežico na Žalah pripeljati boga
Stephen Hawking
točno takrat ko zapišeš
Bog ne obstaja
Stephen ob štirih sem izračunala
da je na eni strani knjige tri tisoč črk
v knjigi s tisoč stranmi tri milijone črk
da smo do danes izdali sto petdeset milijonov knjig
kar je približno petsto bilijonov črk
in da ima vesolje sto petdeset bilijonov več zvezd
kot imamo vseh črk v knjigah
Stephen kako lahko kdorkoli v kalkulator ujame boga
in zaupljivo pozabi na Chopinovo balado v f-molu
in brez groze pretvarja odstotke življenja v odstotke smrti
gospod Hawking ko sem bila majhna
sem na pokopališče nosila rjav kovček z rokavčki in brisačo
asociacijo besed z idealno težo
Ne vem ne vem gospod kako je umreti do konca
a ko na moj plašč na Žalah prileti hrošč se mi zdi
da bog ni tako trapast da bi se dokazal
Appresso a dio
Nella cappella mortuaria a Žale portano dio
alle quattro esatte
anche il prete s’appende
e dovunque è terra
nessuno che li confessi
ed i loro corpi li ricoprono i coleotteri
nessuno che li seppellisca
come portare dio nella cappella mortuaria a Žale
Stephen Hawking
proprio mentre scrivi
Dio non esiste
Stephen alle quattro calcolavo
che in una pagina di libro ci sono tremila caratteri
in un libro con mille pagine tre milioni di caratteri
che sino ad oggi abbiamo pubblicato centocinquanta milioni di libri
ciò vuol dire circa cinquecento bilioni di caratteri
e che l’universo ha centocinquanta bilioni di stelle in più
di tutti i caratteri che ci sono nei libri
Stephen come può chiunque catturare dio in una calcolatrice
e dimenticare fiducioso la ballata di Chopin in fa minore
e senza timore convertire le percentuali di vita in percentuali di morte
signor Hawking quand’ero piccola
portai al cimitero una valigia marrone con braccioli e asciugamano
associazione di parole con un valore ideale
Non so non so signore com’è morire del tutto
ma quando sul mio cappotto a Žale finisce un coleottero penso
che dio non possa essere così stupido da farsi vedere
***
Glorjana Veber (1981), dopo la laurea in scienze politiche presso la Facoltà di Scienze Sociali presso Università di Lubiana, sta completando la sua laurea in sociologia e studia per il dottorato in letteratura. Ha pubblicato le sue poesie in Slovenia e all’estero, ricevendo un elevato numero di riconoscimenti. Ha fondato l’Istituto di ricerche innovative di Arte – IRIU, che lavora principalmente per lo sviluppo di progetti innovativi e sperimentali nel campo dell’arte e della letteratura. È direttrice del Centro Giovanile di Celje, un’istituzione pubblica dedicata alla cultura giovanile, all’istruzione, all’informazione e allo sport. Nel 2013 la sua prima raccolta poetica Prosti pad (Caduta libera) è stata pubblicata dal Centro di Letteratura slovena; da questo volume sono tratte le poesie qui proposte.
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Poetessa capace, realmente capace di coinvolgere ed emozionare
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Autrice di classe, bella la sua poesia così come bella ci appare a noi la sua immagine in fotografia.
Nino
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“devo ascoltare le grida / solo di questo ho bisogno”: eleganza stranita, dolorosa, pura; bellezza che ti afferra di striscio. Grazie
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