perìgeion

un atto di poesia

Anticipazioni: Annamaria Ferramosca

 

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a cura di Antonio Devicienti

 

Dialogare con la pittura, dialogare con i dipinti di Amedeo Modigliani, Frida Kahlo, Cristina Bove e Antonio Laglia, raggruppare di volta in volta tre testi in versi che posseggono come proprio “testo a fronte” ognuno un’opera degli artisti testé citati, liberarsi d’ogni solipsismo e sentimentalismo traverso il transfert di una scrittura che si fa voce dei personaggi raffigurati nei dipinti è il progetto che sottende la plaquette Trittici (il segno e la parola) d’imminente uscita presso Dot.com Press con un’appassionata introduzione di Maria Teresa Ciammaruconi: come se la scrittura poetica non s’accontentasse più di sé stessa, eppure rimanesse potente nella sua capacità evocativa e immaginativa, come se un dipinto tracimasse dal proprio orlo facendosi parola e la parola, a sua volta, s’insinuasse nelle pieghe riposte del dipinto; come se due artisti scomparsi e due artisti in vita insieme con la poetessa costituissero una fratellanza e una sorellanza che si raccoglie in un libro, nell’apparente fragilità della carta e nella forza determinante e decisiva delle affinità elettive.
Ringrazio allora Annamaria Ferramosca per avermi dato modo di anticipare alcuni testi del volume in uscita e mi permetto una scelta personale, a partire dalla chiarificatrice nota introduttiva al libro; si riconosceranno nei componimenti caratteristiche stilistiche e prosodiche proprie di Annamaria e si riconoscerà quell’inquieto e continuo cercare che, dietro uno stile cristallino e sinuoso, impronta da sempre di sé la sua scrittura. (A. D.)

 

Nota dell’autrice

Continuo caparbiamente a credere nella scrittura poetica come ricerca che non si pone limiti, mai sazia, volta ad inseguire qualcosa che sempre sfugge, sia pure quando si concede per minimi sfioramenti.
Così siamo in grado di percepire gli spazi immensi che s’aprono di fronte a straordinarie opere di arte visiva, per esempio, capaci di trascinare chi guarda verso campi sterminati di inaspettate visioni.
E non importa se ciò che si origina si espande si ricrea nell’occhio-pensiero dello spettatore (spectans) non abbia che larvati riscontri con i dati biografici intenzionali, quando espressi, dell’autore. Ciò che per me è stato di cruciale importanza è l’intenso urto emozionale e il volerne poi lasciare traccia scritta, la spinta a riprodurre quel ponte-prodigio creatosi tra immagine ed immaginario.
Non un’entrata indiscreta nell’opera dunque, o peggio un commento descrittivo didascalico, estranei al senso e al linguaggio di poesia, ma tentativo di volo soltanto, lungo un’empatica scia parallela, tra il visibile e quell’invisibile che la vera arte è capace di evocare.
Dicono i poeti Marco Ercolani e Lucetta Frisa: “il pittore desidera penetrare l’universo e ritrovare, affrontando l’ambivalenza dell’eros, ciò che è essenziale: il femminile, il nero abisso che ci genera, l’origine del mondo”* (come nella omonima tela di Courbet). Ed è a questo messaggio in bottiglia colmo di inquiete domande che tenta di rispondere il poeta che guarda. Testimonianza di un possibile dialogo tra due forme d’arte.

*in Il muro dove volano gli uccelli, L’arcolaio Edizioni, 2013

 

I quattro Autori

Il coinvolgimento emotivo che ho provato di fronte a queste opere è stato forte ed inaspettato, anche per la sintonia trovata con i temi della mia scrittura, con miei stati esperiti di analogo mood e – perfino – con certe loro forme stilistiche, pur nella diversità dell’espressione artistica.

Amedeo Modigliani. Il perturbante dei visi senza sguardo, l’impossibile svelamento. Tra quei demoni che trapelano di esasperata passione intima, desiderio di vita amorosa, chiaro presentimento della fine.

Frida Kahlo. Quella ripetizione esasperata della propria immagine-vissuto, eppure così lontana da ogni vanitas. Le intense vibrazioni coloristiche, come ultranote di una musica non percepibile. Quel sogno di ricreazione di un universo pacificato, dove la propria realtà abbraccia tutto l’irreale.

Cristina Bove. Quei suoi contorni evanescenti, come percezioni estatiche di un mondo che sta per svanire. Quelle intraviste scene dell’oltre. La salvezza possibile seguendo un cammino di donna.

Antonio Laglia. La sua ossessione per la cura formale. Quelle sue perfette psicologie femminili. La tristezza per l’indicibile che sovrasta.

Tutte queste mie derive (mi si perdoni ogni deviazione, se, come tale, riconoscibile) nel senso di un mio trascinamento quasi ipnotico, ho voluto tra-scrivere.

 

 

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Amedeo Modigliani: Elvira che si riposa a un tavolo.

 

in magnetico ascolto del mio colore
stai traducendo questa rassegnazione
ti parlo in silenzio azzurro      senza pupille

mi piega una stanchezza del mondo
senza fine né origine
e ipnotico tu mi persuadi
che l’uomo è un mondo e a volte
vale interi mondi

così mi pensi al mondo slungata in
dolcesagerata distanza del
capo dal busto
nella tua stanza che dilata d’assenza
avec de l’absinthe      vuoi distrarmi
dal biancore d’infanzia
mettendo altra distanza tra la fronte
e il grembo      tuo assillo
tuo fuocomistero
vedi come lo difendo con
mano di sentinella

là non puoi raggiungermi

 

 

 

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Frida Kahlo: L’amoroso abbraccio dell’universo, la terra (Messico), io, Diego e il signor Xólot.

 

vieni Xolotl      accucciati ai miei piedi
dormi sulla divina mano
domani      domani
cammineremo insieme
mi aiuterai a trascinare
questo mio grasso nato      infido
e saggio      gl’invidio
quel suo terzo occhio

in mano ha la fiamma
che ancora mi divora      piango
un destino incendiario
ma seggo ritta d’orgoglio
sulla madre che accoglie
generosa di frutti (saggia natura
con treccine rasta)

il viso per metà illuminato
di una luna stranita
semisapiente luna
che per metà mi stordisce d’estro
per metà solleva le acque
placa questa sete creativa

esplode sul versante opposto
un furore di sole
si spegnerà sull’occidente
ogni giorno      come ogni vita
chiude la sua ombra

infine      la quiete l’abbraccio
la tanto amata cosmica dea
che tuttotutti ama

 

 

 

volo_bove

Cristina Bove (computer art): Il volo.

 

il volo

a Cristina

aveva deciso
nell’ora di nebbia e nullo amore
già turbinava      grano di grandine
in mascherina disadorna

un vestituccio chiaro a lapilli      vulcanico
per far ritorno nel cratere      calmare il magma
laddove si fa vistoso vortice
e madre e padre si sbracciano d’amore

vorrebbe planare sul mondo
a occhi chiusi lasciarsi fondere
nella consistenza mutevole dei boschi
verdi vitali corpi le parole
in canto segreto a sostenerla

e voci calde dai raggi dietro le nuvole
inconsapevoli di irradiare amore
lei sospesa nell’ascolto battente
– la pioggia scandisce sillabe sul tetto –
intreccia la sua collana destinata

nessuna resa
al fondaco scuro della nascita
nessuna resa      se ancora
di padre una scia tabacco d’harar
chiede indulgenza       se ancora
tutte le madri hanno occhi
per vedere le piccole volpi sull’armadio
prima di morire      e dopo
accendono un segnale-lampada
nessuna resa
alla spietata distanza dagli abbracci
solo      una ferma anima-luce
mi stringo
a questa      una – per mille – voci
accesa

 

 

 

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Antonio Laglia: Il caffè.

 

la compostezza di mia madre
una terra in riposo
a volte così segreta
cercava un angolo dove fermarsi
a occhi bassi ripercorrere il viaggio
le mille lune spente
e il nuovo giorno ancora il nuovo
sole che abbaglia

in quella sua specie di preghiera
a piedi giunti
sei la mia verde luna di caffè – diceva –
ti farai bere anche tu
poi emergerai alla vita
e un giorno ti ritroverai
ferma ad ascoltare la mia-tua voce
il nodo caldo che ci lega
oltre ogni confine

piego la fronte
sul mio caffè lunare
sulla sua voce
sono come lei terra ospitale
in questa luce azzurra sconfinata
che mi attraversa e placa

 

Nota: le immagini restano di proprietà degli aventi diritto; la loro pubblicazione è qui autorizzata in base al fatto che la presente è una recensione-segnalazione e non una riproduzione sul web dell’opera Trittici.

8 commenti su “Anticipazioni: Annamaria Ferramosca

  1. cristina bove
    09/06/2016

    Che magnifica idea, Annamaria!
    Non vedo l’ora di poterlo leggere
    cri

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  2. Ho affidato con gioia ad Antonio il compito di offrire qui un’anteprima di questa mia plaquette-dialogo con opere visive che mi hanno profondamente attraversato. Ed ecco – come previsto – questa sua presentazione che coglie perfettamente, con acume e grande sensibilità, i tre fuochi di questo mio incontro con altra arte: andare oltre i confini del sé, penetrare in mente e cuore dei personaggi ritratti fantasticando di farmi loro parola, cercare il filo comune, una visione ” affratellante”(come dice Antonio), che possa ricadere su chi guarda-legge come voce calda, familiare.
    Grazie, Antonio.

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  3. lucetta frisa
    10/06/2016

    aspetto ,battendo il tacco…(mio nonno batteva sempre il tacco quando aspettava con ansai).In questo,gli assomiglio: nel caso presente, l’atteso,è il tuo libro,Cara Annamaria.

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  4. lucetta. da lunghissimo tempo mia sorella del sentire.

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  5. Rosalba ferramosca
    11/06/2016

    Grande,sorella!il messaggio pittorico ti penetra come il calore del sole attraversa la terra e la fa vivere! E fai sentire noi ,poveri estranei nella realta’, partecipi di una creazione!Baci

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