a cura di Roberto R. Corsi
La raccolta inedita cui fanno capo questi testi, divisi per sezioni separate da intermezzi, si chiama Canzoncine. La deminutio, la modestia – almeno di qua dall’oceano – è un errore tattico, nell’egotismo tenorile che connota il club. Conosco bene la sensazione. Ciò sebbene un paio di autori di canzoncine venga attualmente fatto oggetto di funamboliche acclamazioni da parte di critici anche austeri. È parere di chi scrive che la poesia attuale, così narcisistica nella ricerca dell’astrazione, dovrebbe ogni tanto “strambare” palazzeschianamente. E nel caso di Madeddu la filastrocca è esercizio prettamente palazzeschiano, metricamente e musicalmente molto vigile, di caustica intelligenza; sguardo che, con l’avveduta innocenza di chi non accetta mezze verità (l’Autore è refrattario all’idea stessa di contributo editoriale, altrimenti sarebbe uscito in stampa da tempo), smaschera “i vestiti nuovi” della società.
Senari, settenari, ottonari e novenari sono ritmici occhiali dai “forbidden colours” per osservare ciò che non sempre è trasparente. Come nel caso di questa gita d’invenzione a un immaginario sepolcreto: azione con divi substitutio, a satira (sia ben chiaro!) non del divino né della sincera devozione a questo, ma dell’ipermercato del divino, cioè di quel teatro di agiografie, rappresentazioni e apparizioni alquanto discutibili, quando non in odor di simonia, di cui talora la cronaca si è purtroppo popolata. Una sezione di poesie che pubblico quasi integralmente e che mi ricorda da vicino, per musicalità e ambientazione, proprio Il convento delle nazarene descritto dal mio concittadino Aldo P. (Nazarene settecento / tutte chiuse in un convento, / senza luci e senza grate / per le suore rinserrate).
***
la teca
All’ombra degli alti cipressi
si trova il santuario del Santo
che fu imbalsamato in passato
perché si potesse assillarlo
dal vivo persino da morto.
In mezzo alla cripta è la teca
del santo: un viavai di viandanti,
di croci baciate e rosari
sgranati da mani di vecchie –
domande di grazia, richieste,
minacce: sussurri vanesi
che il Santo non vuole sentire.
*
bibliografia ragionata
Alcuni hanno scritto che il Santo
non nacque e non visse fra noi.
Alcuni hanno detto, in risposta,
che dentro la teca
non c’è nessun morto in attesa;
e quello lì dentro
lo vedono solo i fedeli,
lo vede soltanto chi vuole.
Alcuni ci dicono, invece,
che il Santo non è mai scomparso:
ancora riposa quaggiù,
in mezzo a noi vivi, in attesa
dell’ultimo giorno,
dell’ultima folla
che baci e accarezzi la teca
immersa in un’ombra serena.
La gente si aggira, rimira
la teca col Santo che attende,
guardando gli avori intagliati,
i ceri, le tende, i graniti.
E prega, qualcuno,
sgranando il rosario:
sussurra il santuario in risposta.
Risposta che dice e non dice –
sostengono alcuni,
scrivevano gli altri.
*
visita guidata
Giratevi a destra:
potrete osservare
il miracolo grande del santo
in una pittura
di anonimo antico.
Guardate a sinistra,
con molta attenzione,
la parete coperta dal quadro
del santo ausiliare,
mirabile molto;
lo stesso prodigio:
la somma dei pani
arrivati per caso fin lì.
Non sembra difficile?
Non è rilevante.
Sarà pure facile
il fare le somme
ma rimane un miracolo grande.
Così decretò
la bolla di un papa.
*
reliquie del santo
In questo bicchiere beveva
il vino mischiato con l’acqua.
La zuppa già fredda sorbiva:
in queste scodelle affondava
il pane di farro raffermo.
Con queste matite scriveva
le molte preghiere sgorgate
dal cuore come acqua sorgiva;
preghiere che poi cancellava:
ancora cerchiamo la gomma.
*
ex voto
Nella sala della teca
stanno il santo e i suoi fedeli.
Lì di fianco stanno i doni
di questuanti e pellegrini.
C’è chi edifica cappelle
decorate con gli stucchi,
e chi dedica volumi.
Poi chi lascia le collane
e chi dona gli orecchini:
non i propri – della moglie.
Chi promette chiese nuove,
chi vorrebbe fare il bravo.
Tutti chiusi in una teca
pure loro, i pellegrini
che nessuno ha benedetti:
se ne stanno ad aspettare
il ritorno del Messia
nel santuario fra i cipressi.
*
si dice
Si dice che ai gruppi più puri,
composti da vecchie e da preti,
si mostri non solo la salma
che dentro la teca riposa:
compare, vestito di luce,
il Santo in persona. Si dice:
“Ai gruppi più ricchi compare
persino qualcosa di meglio”.
*
l’apparizione
“È lei, è la Madonna!”
gridano tutte in coro.
Urliamo pure noi,
persino più di loro.
Loro chi? Le beghine
che ci hanno accompagnato
al sacro sepolcreto
del san mummificato.
Volevamo vedere
la salma di quel santo
ma non ci aspettavamo
miracolo cotanto:
il santo era scomparso
(se n’era andato via?)
e al suo posto trovammo
la Vergine Maria.
Di mezzo alle sterpaglie,
racconta la leggenda,
fece un’apparizione
improvvisa e tremenda:
la videro i pastori
cadendo sui ginocchi,
mancanti del coraggio
di guardarla negli occhi.
Per non intimidirli,
gentile e sorridente,
la Madonna scomparve
e miracolo niente.
E ride anche quest’oggi
per lo scherzo giocato
ai questuanti: è sparito
il monaco impagliato! (…)
Simpatica signora,
questa nostra Madonna,
arguta, spiritosa,
oltre che bella donna;
risate, mica pianti!
teniamocela cara
Maria dell’Umorismo:
una Madonna rara.
*
miracolati
Alcuni se ne andarono
senza dire alcunché.
Degli altri ci pregarono
di non dire a nessuno del prodigio,
di star zitti, perché
è così che si fa
quando accade uno scambio di persona.
Non seppe nulla, la gente, in città,
del miracolo errato,
della Madonna chiusa nella teca
e del Santo sfrattato.
________
Opera di fantasia. Ogni riferimento a luoghi, fatti, detti, cose o persone deve intendersi come casuale.
immagine gentilmente fornitaci dall’A.
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