I
E’ un modo
per rimanere senza nostalgia
quello di pensarti
non andato via.
Ora la tv ha solo un utente
quando invece eravamo in due
con il rogo nel buio della sigaretta,
la caduta della cenere
nell’impero delle notizie.
II
Il neon senza le zanzare quest’anno
illumina una estate anomala
come quando hai scoperto
che a pungermi non avevo più voglia:
pensavo che il sangue
ne avesse così abbastanza
da pretendere dal cuore
un’altra forma di precipizio.
III
Al bar consigliano
una rivoluzione lampo:
due tre scioperi
o una totale estraneità
sulle tasse da pagare,
e poi intanto…in tanti
pagano il sacrosanto “pizzo”
come se il tempo non avesse insegnato
che il crimine non è un cane
cui basta accarezzarlo
per renderlo mansueto.
Ormai tutto qui
non smette di mordere
dal sole afoso
al male che si sposa
di prima mattina
con il cappuccino
e poi a volte ti chiedi
perché sono partito
senza andare mai via.
IV
In giorni in cui il sole
non perde un solo colpo di calore
vai qualche ora nel giornalaio amico
mentre difronte spacciano la vita
con occhiate di narici infuocate,
a pochi metri alla sala scommesse
giocare è partecipare a quell’idea
del voler sopravvivere
puntando tutto sulla disperazione,
Carlo invece parla di scontri,
delle arance lasciate a marcire
per importare il gusto della truffa
da qualche paese amico,
così lui li legge tra le righe
le nostre ossessioni,
tra la carta e l’elaborazione del lutto
nessuno capisce nessuno
e io sono uno di quei tanti
chiuso nella valigia
per un viaggio trasversale
mentre con la pelle e il passo
il corpo è solo una reazione
al vuoto che si stratifica.
V
Nel mutismo domestico nella quiete
pensandosi inascoltata e sola
ridà fiato a quei redivivi.
V. Sereni: da Giovanna e i Beatles
Un paese è questo in cui vivo,
ormai da quasi sempre,
che calpesta i suoi scarafaggi barocchi
da prima che i Beatles
iniziassero ad illudere
intere generazioni sdolcinando
che l’amore fosse equilibrio perfetto,
un capogiro di farfalle nel ventre
ti sarai accorta
che proprio lì dentro
un’altra vita pagherà il peso
di questo tempo morto.
VI
(memorie di un killer)
Ci vuole un polso fermo
e la rabbia in tutte le direzioni del cuore
per guardarti onnipotente
davanti al fiato colpito
e così lo sparo e il fischio
come un piccolo rumore
di bare celesti.
VII
Il funerale di un ex barbone
dentro una chiesa desolata
non toglie a Cristo
lo sguardo mezzo vuoto del calice
e pensare che di sbronze
durante una vita ne prendi e abbastanza
ed è così poi che li risputi
con una preghiera senza utenti
nel bene e nel male
come le sere d’agosto
con una puttana
e il suo algoritmo
di falsi gemiti.
VIII
Un giorno rimetti la patente nel buio
d’un cassetto, è quella di tuo padre
che ormai non andrà oltre
il tuo chiamare invano la rabbia
che non hai saputo urlargli.
Ora la casa è ferma
al codice dello spaesamento,
i quadri storditi,
l’equilibrio della luce
a gattoni sulle pagine gialle
eppure i gatti parlano un’altra lingua
e non graffiano nemmeno il cuore.
Il battito? All’improvviso è granitico
e così lo rimetti come il posacenere
nel cimitero asmatico delle cicche.
Quale profilo migliore
ho conosciuto di noi che non fosse
disperazione e incanto,
ma infondo se resisto
è per l’etica del sangue.
IX
Il dolore qui è traccia, tumulto
se lo guardi in uno dei tanti funerali
contemplati dallo scirocco.
Con il nero che si stringe
alla mancanza di un colore opportuno
si appare anche più leggeri,
incredibilmente snelliti dalla costanza
di dover amare per essere riamati.
L’ho capito dopo la tua morte
che il silenzio è il pensiero
da cui scegli la parola addio
Fernando Lena è nato a Comiso in Sicilia nel 1969 dove da un po’ di anni vive e lavora. È diplomato all’istituto d’Arte. Ha pubblicato diversi libri di poesia, il primo risale al 1995 con il titolo “E Vola Via”, edizioni Libro Italiano. Dopo un silenzio di quasi dieci anni ha pubblicato una piccola suite ispirata da otto tele del pittore Piero Guccione edita dalla Archilibri di Comiso e successivamente, sempre con lo stesso editore, una raccolta dal titolo “Nel Rigore Di Una Memoria Infetta”. Del 2014, per i Quaderni Dell’Ussero, è “La Quiete Dei Respiri Fondati”, edizioni Puntoacapo. “Fuori dal Mazzo”, libro d’arte, Edizioni fuori commercio, dell’anno 2016. Suoi testi e recensioni sono ospitati in diversi blog e riviste di poesia. Partecipa spesso in festival dove la contaminazione poetica si incontra con altre discipline artistiche.
Sempre poesia viva e abrasiva quella di Fernando. Un grande piacere ogni volta leggerlo. Grazie.
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grazie a te caro Chris
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Fernando è una delle penne che preferisco in assoluto, senza troppi giri di parole.
Sono molto curioso della direzione che si intuisce chiara in questi testi, che sposta lo sguardo verso l’esterno e lo fa con una profondità assoluta. E raccontare gli altri, in una situazione così difficile, senza cadere nella retorica o nel pietismo è dono di pochi(ssimi).
Francesco
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Caro Francesco le tue parole sono sempre importanti per me in particolar modo per la stima che nutro nei tuoi confronti, quindi grazie di cuore!
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