a cura di Roberto R. Corsi
La poetessa vigevanese Anna Salvini è stata già gradita ospite di Perìgeion con una scelta di liriche, in buona parte confluite nella sua raccolta Calma apparente, edita da InternoPoesia. La mia rilettura si svolge dunque a valle del cartaceo, e segnatamente sfogliando un volume che è tra i più validi della collana cui appartiene. Non so neppure quanto bisogno ci sia di una mia recensione dopo le copiose anticipazioni e persino la bella analisi della quindicenne (!) Matilde M. su Versante Ripido; mi resta da rilevare unicamente come lo stato che dà il titolo al libro si declini nel movimento costante tra vuoto e Stato di grazia (titolo di una poesia della raccolta). “Calma” – “apparente” soprattutto nella prima strofa della lirica Fuoco fatuo – che si individua spesso in relazione alle persone amate, come assenza o privazione, per poi con-fondersi – all’incontro, alla riconciliazione – in un tranquillo tripudio che annulla le distanze e punta a dimenticarsi della vita, delle sue contraddizioni. Poesia intimista, lirica, degli affetti, con refoli di confessionalità (ecco comparire, per esempio, la paura, quasi bestia dantesca) e molecole d’ironia (l’immagine di apertura richiama la pioggia sulle tamerici in fiore; ma quanto siamo lontani dal Vate!); poesia presentata in un registro minimale ed equilibrato, alla ricerca del minimo passaggio, della minima voce di bilancio giornaliero; perché – ci avverte già l’esergo – ogni scarto e ogni acquisizione si amplificano nella sensibilità del poeta, acquistano valore esponenziale. La delicatezza della tessitura permette di apprezzare persino immensi esercizi metaforici come quello dell’ultima poesia che trascrivo.
***
Amen
Oggi mi balla un occhio e tu sei dentro
appeso come una scimmia
ma dove sei nel mondo, in quale cavità
ripari il sale, io non lo so
ma sento ancora il carico e la spinta
l’innalzarsi sulle punte
al tuo rientro. E non dimentico
anche per questo allungo la distanza, faccio
passi larghi e segno il territorio come i cani
qualcuno dovrà pur iniziare, dire
dell’umido che resta, delle macchie
le storture e tutti gli amen
gli amen e tutto il rumore.
*
Punto di non ritorno
Sono fuori dal perimetro del tuo sguardo
fuori da ogni intreccio, punto d’incontro
intersezione. Io non sapevo nulla di come
si scavalca un muro, scala un’ascesa
io non avevo voce per dirti “sono qui”.
La paura mi ha messo all’angolo
crudele e solitaria come tutte le paure
ha spopolato il pianto, un possibile
ritorno. Dentro ho ancora la notte
un buio che mi assolve e mi conduce.
*
Fuoco fatuo
Mentre torno di corsa
dentro il tuo vento – e tu non sai
di questo morire, dentro –
non vedi il decomporsi, che sta sotto
i piedi a mollo, la venatura confidare
all’acqua come tutto si lascia andare.
E stiamo bassi sulla linea, nella nostra
breve felicità – tu la pioggia
che scontorna il lago, e brucia.
*
Dove tutto cresce
Arriverà la sera e noi ci faremo accanto
senza preoccupazioni, quasi distratti
avremo modo d’allungare lo sguardo
fuori dal vetro, fuori
nel parco poi metterci a fuoco
con pochi gesti, poche le cose da salvare
ci toccherà essere lievi, deviare quel dolore
che dire il male fa ancora più male
e storce ogni via di fuga
facciamo che sia questo il piano: lasciamoci
cadere e lasciamo che sia la terra a fare
la terra, dove tutto cresce.
*
L’amore è un respiro
Laggiù il cielo promette
e io ci credo ancora
(Mariangela Gualtieri)
Amore, una parola che s’ammala
per un silenzio caduto dagli occhi
capace di sconvolgere giardini
una febbre da riposare sulle spalle
un urlo, una pena.
È il dire che spaventa
e che ci asseta
i sassi, un rovo, l’abisso
il temporale.
Amore è un taglio, la connessione
una perdita necessaria
il trapasso,
un legno da zittire al fuoco
il vizio di spaiare le posate
il pane secco
i panni sporchi del bucato
liquido o condensa, fatto a pezzi
e poi ripreso
che si vede troppo
a volte troppo poco, da baciare
guardando le costellazioni
che brucia anche quando
non fa male
e poi tracima, inonda, affonda
prega o maledice.
Amore è il dubbio, il contrario
di quello che pensiamo
è tutto, è il nostro regno
e sta lì, nel peso dei rami
dopo un respiro d’albero
e il frutto a terra, lasciato.
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[Anna SALVINI, Calma apparente, Latiano (BR): InternoPoesia Editore, 2017, pp. 77]
Grazie Roberto! e a tutta la famiglia Perìgeion!
un abbraccio
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Pingback: Anna Salvini, Calma apparente (su Perìgeion) | Roberto R. Corsi
Un gran bell’esordio di Anna.
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Sono d’accordo con Nino.
Un libro che merita molta attenzione, molta.
Francesco
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Questo è il genere di poesia che preferisco, delicata e nello stesso tempo diretta, alta. Complimenti ad Anna Salvini e alla sua *Calma apparente*.
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Grazie Nino, Francesco, Carla.
Un abbraccio
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