Con piacere propongo tre testi tratti dal più recente libro di poesia di Domenico Cipriano “L’origine” in uscita in questi giorni per i tipi dell’Arcolaio nella nuova collana Φ diretta da Gianluca D’Andrea e Diego Conticello. Buona lettura! (A. D.)
Io sono
tutte le terre che ho visitato
anche se da una sola
ho preso vita.
……………………Lì
è rimasta ferma una ferita
per ogni passo
trascinato stanco
per ogni sguardo
che non mi riconosce.
E sono tanti i segni sul mio corpo
che ha tracciato la poesia
di chi
non ha più un luogo
e chiede asilo.
(pag. 11)
Soffro la distanza dalla scrittura
l’indecifrabile cantabilità immaginata di un paese
le tue labbra friabili e distese
la logica imperfetta che ci unisce
e lenta svilisce, riappacifica ogni sogno.
………………………………………………………..Il disegno pieno
della valle coercitiva. Le linee frammentarie
oltre la collina, le persone
che si salutano virando, il canto affannoso,
il fiato, la speranza di una stanza vuota. Il mutare
dei suoni in lontananza
preclude
la voglia di scrivere che immutabilmente assale.
Irriverente il sole ci guarisce e le tracce
appaiono in superficie. Ci sono amici sfioriti ovunque
tra le dune sottostanti, distanti pochi giorni
o disseminati da un brivido che attende il freddo
nel piacere nascosto tra le mura, sottoscritto in questo spazio.
(pag. 29)
Dei paesi vivete
il silenzio, il respiro
affannoso d’inverno,
la nebbia che sfoca
i contorni, le ore
fredde d’assenza,
la notte muta
dei cani, le case
stese al sole, i vicoli
adombrati, le panchine
vuote, le pietre erose,
le stelle cadenti
in estate. Cogliete
degli sguardi intorno
i pochi nei volti sinceri
che non chiedono
altro in cambio, né
dicono, eppure sanno.
(pag. 47)
L’ha ribloggato su Gianluca D'Andrea.
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