METAFORE DI PIETRA
Genero metafore di pietra,
roccaforti a spigolo vivo,
oltre strali di parole che trapassano
come lame taglienti i miei pensieri-
residui di avidità – prigionieri
di una cupa estranea accidia.
Abito nella mia torre d’avorio,
fortezza eletta al mio sentire,
solitudine arroccata dove lascio
aditi dischiusi ad intuire
destini di umanità contrassegnati
da composti tormenti di passioni.
LIBECCIO
Il libeccio accavalla marosi
sulla spiaggia deserta
guardo la ringhiera scrostata
intrisa di amati inverni e di mani
aggrappate a trattenere distacchi
quando ancora non hai imparato
a lasciare andare,
a farti tutt’uno con l’ erosione
che mischia sale e sabbia.
Su tutto un gabbiano spiega le ali
ed eleva il suo arco di volo
su una luce d’alchimia
ché il mare è metallo d’armatura.
PRIMA DI ESSERE SASSI
Attraversati da bagliori
che inchiodano su pietraie riarse
tendiamo i sensi al cielo
ché riversi su noi pietà perdute
e nutra di un tacer che risani
afasie da sgomento
per dire la parola
prima di essere sassi.
TRASFORMAZIONI
Non lo vorrei dire,
ma attendo una trasformazione,
un capovolgimento dell’ asse
– terrestre – mi dicono,
a me basterebbe riaffacciarmi
a riveder le stelle.
E la legge morale non mi basta:
la usano ormai per commerci di utopie.
da Tutto e ogni singola cosa, Edizioni EdiLet, Roma, 2017
Cristina Polli vive a Roma dove insegna in una scuola primaria e si occupa di formazione linguistica. Alcune delle sue poesie si possono leggere ne I Quaderni di Erato IV, V, VI e VII e nel blog La presenza di Èrato con una nota critica di Marco Onofrio.
L’ha ribloggato su Del cielo stellato.
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