Ci sono raccolte compatte, coese e riuscite, in una parola sola belle, su cui si passa molto tempo, riproponendosi prima o poi di scriverne perché sarebbe giusto che libri così avessero visibilità e anche quel minimo di pubblicità che è possibile regalare. Però si rinvia, e non per i soliti centomila motivi, ma perché un testo, un unico testo, ha travalicato gli altri e allora non si riesce a superarlo, a venirne fuori per indagare il resto.
A me è accaduto e accade con Al buffet con la morte di Anna Toscano (La Vita Felice). In estrema sintesi trovo che sia il libro migliore in assoluto dell’autrice veneziana, per il suo mosaico di dolore, tristezza, ironia amara e a volte quasi cinica in apparenza, ma volta a coprire il vuoto delle mancanze. Un libro da leggere tutto e apprezzare per intero, per il modo in cui mescola perdite pubbliche e private, nominate e ignote. E per arrivare alla fine, quando si incontra questa poesia definitiva a cui non si può aggiungere nulla.
Talvolta immagino come sarà per me
immagino di scendere dal letto
infilare le pantofole e
mentre vado al buio
nell’altra stanza
per prendere gli occhiali
una sagoma di luce tenue
l’immagine di mia madre
che mi avvolge.
Ed è finita lì.
Oppure mentre vado al lavoro
salendo un ponte volti
fermi che mi guardano
gradino dopo gradino
volto dopo volto
rallento
scendo il ponte
e lungo la calle
ai lati file di persone che
mi sorridono con tratti noti
occhi bocche nasi ciglia
come uscissero da cornici su mensole
inizio a capire ed ecco
dal fondo avanzare mia nonna
mio nonno mio padre la Maria
mia madre che si stacca dagli altri
per venire verso me
io torno quattrenne e con
le mie scarpette con gli occhi
le corro incontro
lei mi solleva in braccio e
tutto ricomincia, finalmente
tutto diversamente.
O non sarà così,
sarà un attimo e poi niente.
***
Questa scrittura davvero attraversa, con i suoi cenni alla fine eall’effimero che siamo. Non è mai abbastanza l’evocare quel margine che banalmente viene rimosso, e la poesia può farlo con la delicatezza che qui leggiamo, andando oltre ogni retorica.
Grazie dell’annotare questa lettura necessaria, Francesco.
Annamaria Ferramosca
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