di Giorgio Galli
Fra eternità e senso della morte si snoda il percorso di Raffaela Fazio in A grandezza naturale (Arcipelago Itaca, 2020, con prefazione di Daniele Barbieri), cammino dell’anima venato di misticismo e di eros. Un cammino in cui incontriamo l’immagine rilkiana dei “due mondi”:
*
Sei la spilla
che tiene la veste
mentre unisci due lembi, due mondi
e mi dai l’eleganza della piega che sale
*
Scevra dai toni profetici con cui veniva evocata in Rilke, l’immagine è calata nella quotidianità, in un anonimato virtuoso in cui a tenere insieme i due mondi sono i figli -destinatari di componimenti dotati di grazia speciale, custodi della continuità della vita, depositari d’amore. Una poesia intimista ma anche sapienziale, e non solo per la tendenza alla gnome e all’aforisma che si riscontra in chiusura di alcuni componimenti e che par essere cifra stilistica dell’autrice, ma soprattutto perché l’amore è strumento di conoscenza, chiave con cui schiudere l’essere. Ma anche così l’essere si schiude solo in parte, perché esso è sempre in relazione e nella relazione rimane un velo di mistero:
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Vertigine, tranello
della mente:
ho creduto che il tuo occhio
potesse contenermi interamente.
Ma niente è mai possesso
comprensione, piuttosto
la caduta
di un angelo ribelle
che muove la pupilla.
E entrambi ci denuda.
L’intuito è questo schianto,
no,
è il vuoto che precede.
*
L’essere è bellezza, e radice della sua conoscenza è la parola: la parola sovrapersonale, che vive una vita al di là del soggetto che la usa. Perciò, né l’essere né il dire possono essere posseduti dal soggetto, la loro natura rimane da ultimo segreta:
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Lenta ti alzi, assonnata bellezza
ma la tua voce è già alta
a picco sul nome.
*
Quasi inevitabile che, in un percorso così, l’essere divenga l’Essere, l’amore sfoci in Amore e il tu muti nel Tu. L’itinerario di Raffaela Fazio è agostiniano, ma il divino dei suoi versi è immanente e il rapporto con Lui conserva le stesse caratteristiche dell’amore laico:
*
Non serve che ti cerchi
oltre i varchi o in crociate.
Sei qua
dove il mistero sosta
conterraneo
*
Anche nel rapporto col divino, strumento di comunicazione e conoscenza reciproca è la parola:
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E aspetterò che nella notte
la mia staffetta arrivi
per riportare a Te
almeno una parola
che arda e poi si spenga
nel braciere.
*
In certa poesia araba è difficile stabilire se il poeta si rivolga a Dio o alla persona amata. Qualcosa di simile avviene in Raffaela Fazio. C’è un eros segreto che non smette di sprigionarsi nella sezione finale: la parola indaga sia i segni dell’umano che quelli del divino attraverso la sensorialità, è una parola tersa ma non del tutto astratta, una parola-corpo oltre che una parola-dialogo. L’attenzione della poetessa resta ben piantata sulla terra. E’ significativo che una delle ultime poesie sia preceduta da questa citazione evangelica: “E chi è il mio prossimo?” (Luca 10, 29) Raffaela Fazio cerca Dio nel prossimo, il divino nell’uomo, e la sua ricerca è premiata solo dalla possibilità di formulare infinitamente nuove domande.
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L’ha ripubblicato su La poesia di Fabrizio Bregolie ha commentato:
Proponiamo in lettura questa recensione, a firma di Giorgio Galli, alla raccolta “A grandezza naturale” di Raffaela Fazio apparsa sul lit-blog Perigeion.
Buona lettura!
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