perìgeion

un atto di poesia

Sandro Pecchiari, inediti

 

 

Desunt Nonnulla – Piccole Omissioni

 

l’aria nutre il lupo che ci azzanna

 

[arrossa i fianchi della sera

e brucia il bosco nella fuga

forte scorzerebbe il corpo

la falce furibonda nella corsa]

 

le torri a Cattinara sono orchi

di cemento di mille occhi armati

i pini corazzati di corteccia

e resina, bramosi di battaglia

 

la sfida è vento nelle maniche

rosse e bianche d’eliporto

il gonfiarsi e drizzarsi nell’assalto

 

 

ma il vetro arretra ogni ventata

intasa i varchi della veneziana.

 

tu quoque fili mi

attento accanto appari e attendi

quasi disseccato

 

*

 

è immediato il tragitto dalla pelle all’osso

non se non siamo affetti dall’addio, dicevi

nell’afasia riarsa dell’attesa

 

il tuo sguardo all’indietro senza suono

mentre mi sfili come un guanto il corpo

inclina il taglio delle cose

ne asseconda il silenzio.

 

La perfezione del tiro

sarà quella di un robot.

 

tu asportami da dentro –

che accada l’immediato

 

*

 

l’omertà del letto occulterà la perdita –

obscenum è il sonno con le trame sue

fuori scena questo aizzarmi dentro

l’espugnarmi questo figliocancro

forgiato da anni di parole

 

[sono connivente di firme e anestesia]

 

che occhi grandi che hai

tu guardi com’eri

dalla visione ortogonale del cuscino

chiedi dell’acqua

chiedi un cambio asciutto

chiedi agli altri di cambiare

e non sai dirti come

 

*

 

la mia vittoria soffia come un fiume

imprecando agli inferni alterni

del tuo sguardo.

 

sii cenere di tutti i nostri anni.

io suddivido ancora

il sale del sorriso dal sale

che non secca

 

ti amerò ti amerò

più d’ogni scarto d’acqua

più d’ogni pane secco

 

*

 

la staffilata del sorriso

è la fine già accaduta

mi conto i denti

la barba non rasata

l’estremo regalo

spuntato in altro tempo

 

ti pugnalo per amare

quello che non hai detto

distillami addosso

la separazione

 

*

 

la sabbia l’acqua

gli alberi di fronte

spuntano il vento

prima della voce:

 

[basta sempre altro per vedersi

per rendersi visibili al respiro]

 

in principio verbum non erat

 

c’era prima questo suono solo

gutturale e tende il collo, torce

un ciglio che si inclina

l’occhio che suggerisce e mira

 

anche una mano in sovrabbondanza

vale molto

perché stringe forte

quello che sarà

 

*

 

vorrei stare sempre andare via

stringermi al passo delle tue parole

 

le tue parole non sono

l’uomo delle fotografie

sono           ora

le unghie dei cespugli

strette al letto

 

dentro lo scompiglio

di flebo e macchinari

 

lo sfioro dei gomiti sul letto

manda bagliori di selce

nell’affilare il tempo

 

*

 

di fronte l’alba a lame taglia il bosco

il bosco scambia animali e umani

insonni come endovene annusano

il primo pane da lontano

non visti che da pochi

 

[già altri fissano vie furtive alle finestre

in ghirlande di fiato di stranieri

oltre i vetri

 

il loro proseguire a tentativi

allarma tutti i fari indifferente

anabbagliando la foschia

e li spegne nella luce]

 

noi qui isolati da finestre alte

contiamo le case e ridiamo

nomi ai villaggi come a vidimarli

confermiamo le colline e il mare

 

l’esserci stati rassicura dalla lontananza

 

noi collegati a tubi d’aria controllata

veniamo allattati di sangue e sale

 

ma ho visto

io so che ho visto

 

*

 

fuori il riflesso non riconosce

il gioco di rifare un estraneo

 

e ripassare la vita

come un linimento

 

punta le mani dallo specchio

per tornare

ma cambiare trionfa nonostante

 

conterò piano, comincerò da mille,

piano, inceppando il conto alla rovescia

 

può      lavarmi     la schiena   per favore?

esce indeciso nella voce appena appresa.

 

ho il respiro pulito come un mantice

di chilometri

 

*

 

ricorda lo staccarsi della terra dal tallone

quando trasporti verso un dove altrove

il tuo calcare indeciso il suolo

ne resta un tinnitus appena dentro ai lobi

 

tu vali solo come movimento –

stacca e resta. e scatta.

 

sulle spalle un masso d’abitudine:

il tuo letto durerà se ricorda le tue mani

rinnegalo con attenzione e vai

 

se ti volti ti fai sale

 

 

Biografia

Sandro Pecchiari vive a Trieste, Italia, dove è nato nel 1951. Si è laureato in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Udine nel 1977 con una tesi sulle raccolte poetiche di Ted Hughes.

È stato insegnante di lingua inglese e collaboratore vicario.

Ha pubblicato: Verdi Anni, 2012, Le Svelte Radici, 2013, L’Imperfezione del Diluvio – An Unrehearsed Flood, 2015, e il lavoro antologico Scripta Non Manent, 2018, per la casa Editrice Samuele Editore, Fanna, Italia. Le prefazioni ai suoi libri sono nell’ordine di pubblicazione : Roberto Benedetti, Mary Barbara Tolusso, Andrea Sirotti e Giovanna Rosadini.

Le Svelte Radici, con il titolo Despojando Raíces, sono state pubblicate in spagnolo con la casa editrice Uniediciones, Colombia, 2019, con la traduzione di Antonio Nazzaro.

La silloge in inglese Kidhood è stata pubblicata nello Special Issue, Writing in a Different Language, NeMLA, Italian Studies, The College of New Jersey, USA.

La silloge Camminiamo Lenti, con le Edizioni Culturaglobale “100”, Cormons 2019, a seguito di un meeting Italia-Austria nel Festival Itinerante del Giornalismo e della Conoscenza “Dialoghi Poetici”, organizzato da Renzo Furlano, Seeboden, 2019.

9 commenti su “Sandro Pecchiari, inediti

  1. francesco sassetto
    01/09/2020

    Una gioia autentica trovare qui alcune poesie della splendida raccolta, tra non molto alle stampe, “Desunt Nonnulla” – che ho avuto l’onore di veder nascere – del carissimo amico Sandro Pecchiari. Raramente ho letto, nella poesia contemporanea, liriche così asciutte, intense, composte e insieme strazianti, sul tema della perdita, del distacco, della fine di un amore (e chi non l’ha vissuto?). Poesie dove ogni verso, ogni parola è sapientemente distillata, vorrei dire depurata da ogni enfasi o tono elegiaco, recuperata dal vissuto ed assunta a simbolo inequivocabile di un’assenza, un dolore senza rimedio. “ti amerò ti amerò/più di ogni scarto d’acqua/più d’ogni pane secco”, ma “la fine è già accaduta” e non rimane che raccogliere, setacciare i residui banali, gli oggetti, i ricordi, con “alle spalle un masso d’abitudine”. La secchezza e spesso la durezza del dettato poetico è proporzionale all’entità della perdita. Non resta che prenderne atto. E farne poesia. Altissima poesia. Un abbraccio a Sandro e un caro saluto a tutti.

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    • Sandro Pecchiari
      02/09/2020

      Grazie, Francesco.
      Per me è stato enorme discuterne con te e con Monica e far crescere questa idea di libro che poi ha preso spazio e coraggio.
      È un libro nato da un drastico cambio nel fluire della vita che a sua volta mi ha cambiato a mano a mano che lo scrivevo.

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    • Sandro Pecchiari
      02/09/2020

      Grazie, Francesco Sassetto per le tue parole.
      Per me è stato enorme discutere del libro fin dai primi vagiti con te e con Monica.
      Così il libro ha preso forza e ha allargato le ali.

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  2. francescotomada
    02/09/2020

    Felice di trovare qui queste poesie di Sandro Pecchiari che, oltre che essere un caro amico e una persona che stimo, è anche uno dei poeti che sono cresciuti di più nel corso degli anni. L’asciuttezza delle poesie presentate qui, sottolineata anche da Francesco, non è che una prova ulteriore della consapevolezza estrema che Sandro ha maturato dell’uso della parola, mai casuale ma sempre cercata e carica di senso.

    Francesco

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    • Sandro Pecchiari
      02/09/2020

      Ti sono grato, Francesco, di questo apprezzamento per me veramente prezioso. Da te che stimo e ammiro come grande poeta. A presto rivederci

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  3. ninoiacovella
    02/09/2020

    Ti avevo visto e apprezzato dal vivo a Milano. Le tue poesie mi erano davvero piaciute tanto. Non poteva che finire così: i tuoi inediti richiesti per il nostro blog.

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    • Sandro
      02/09/2020

      Per me è stato un privilegio grandissimo e inaspettato venire ospitato in Perigeion.
      Felice che il libro che tra poco verrà dato alle stampe stia già respirando per conto suo.

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  4. gabriella valera
    11/09/2020

    E’ una poesia, questa di Sandro Pecchiari qui pubblicata, in cui il suono non è mai estraneo alla fisicità della percezione del dolore e questa mai sottratta al sentimento.
    E’ vero: conosco Sandro da molti anni ormai, ed egli è cambiato profondamente, incostante ricerca. Soprattutto, però, ha avuto la forza e la capacità morale di tornare con tutto se stesso a ciò che è stato veramente suo… per perderlo ogni volta. Senza risparmio.

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  5. gabriella valera
    12/09/2020

    Mi sono accorta di avere scritto “incostante ricerca” invece che “in costante ricerca”. IL refuso in un certo senso a una sua verità perché la ricerca di Sandro Pecchiari ha perseguito una linea coerente attraverso percorsi diversi, incostanti!

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Informazione

Questa voce è stata pubblicata il 01/09/2020 da in letteratura italiana.