Desunt Nonnulla – Piccole Omissioni
l’aria nutre il lupo che ci azzanna
[arrossa i fianchi della sera
e brucia il bosco nella fuga
forte scorzerebbe il corpo
la falce furibonda nella corsa]
le torri a Cattinara sono orchi
di cemento di mille occhi armati
i pini corazzati di corteccia
e resina, bramosi di battaglia
la sfida è vento nelle maniche
rosse e bianche d’eliporto
il gonfiarsi e drizzarsi nell’assalto
ma il vetro arretra ogni ventata
intasa i varchi della veneziana.
tu quoque fili mi
attento accanto appari e attendi
quasi disseccato
*
è immediato il tragitto dalla pelle all’osso
non se non siamo affetti dall’addio, dicevi
nell’afasia riarsa dell’attesa
il tuo sguardo all’indietro senza suono
mentre mi sfili come un guanto il corpo
inclina il taglio delle cose
ne asseconda il silenzio.
La perfezione del tiro
sarà quella di un robot.
tu asportami da dentro –
che accada l’immediato
*
l’omertà del letto occulterà la perdita –
obscenum è il sonno con le trame sue
fuori scena questo aizzarmi dentro
l’espugnarmi questo figliocancro
forgiato da anni di parole
[sono connivente di firme e anestesia]
che occhi grandi che hai
tu guardi com’eri
dalla visione ortogonale del cuscino
chiedi dell’acqua
chiedi un cambio asciutto
chiedi agli altri di cambiare
e non sai dirti come
*
la mia vittoria soffia come un fiume
imprecando agli inferni alterni
del tuo sguardo.
sii cenere di tutti i nostri anni.
io suddivido ancora
il sale del sorriso dal sale
che non secca
ti amerò ti amerò
più d’ogni scarto d’acqua
più d’ogni pane secco
*
la staffilata del sorriso
è la fine già accaduta
mi conto i denti
la barba non rasata
l’estremo regalo
spuntato in altro tempo
ti pugnalo per amare
quello che non hai detto
distillami addosso
la separazione
*
la sabbia l’acqua
gli alberi di fronte
spuntano il vento
prima della voce:
[basta sempre altro per vedersi
per rendersi visibili al respiro]
in principio verbum non erat
c’era prima questo suono solo
gutturale e tende il collo, torce
un ciglio che si inclina
l’occhio che suggerisce e mira
anche una mano in sovrabbondanza
vale molto
perché stringe forte
quello che sarà
*
vorrei stare sempre andare via
stringermi al passo delle tue parole
le tue parole non sono
l’uomo delle fotografie
sono ora
le unghie dei cespugli
strette al letto
dentro lo scompiglio
di flebo e macchinari
lo sfioro dei gomiti sul letto
manda bagliori di selce
nell’affilare il tempo
*
di fronte l’alba a lame taglia il bosco
il bosco scambia animali e umani
insonni come endovene annusano
il primo pane da lontano
non visti che da pochi
[già altri fissano vie furtive alle finestre
in ghirlande di fiato di stranieri
oltre i vetri
il loro proseguire a tentativi
allarma tutti i fari indifferente
anabbagliando la foschia
e li spegne nella luce]
noi qui isolati da finestre alte
contiamo le case e ridiamo
nomi ai villaggi come a vidimarli
confermiamo le colline e il mare
l’esserci stati rassicura dalla lontananza
noi collegati a tubi d’aria controllata
veniamo allattati di sangue e sale
ma ho visto
io so che ho visto
*
fuori il riflesso non riconosce
il gioco di rifare un estraneo
e ripassare la vita
come un linimento
punta le mani dallo specchio
per tornare
ma cambiare trionfa nonostante
conterò piano, comincerò da mille,
piano, inceppando il conto alla rovescia
può lavarmi la schiena per favore?
esce indeciso nella voce appena appresa.
ho il respiro pulito come un mantice
di chilometri
*
ricorda lo staccarsi della terra dal tallone
quando trasporti verso un dove altrove
il tuo calcare indeciso il suolo
ne resta un tinnitus appena dentro ai lobi
tu vali solo come movimento –
stacca e resta. e scatta.
sulle spalle un masso d’abitudine:
il tuo letto durerà se ricorda le tue mani
rinnegalo con attenzione e vai
se ti volti ti fai sale
Biografia
Sandro Pecchiari vive a Trieste, Italia, dove è nato nel 1951. Si è laureato in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Udine nel 1977 con una tesi sulle raccolte poetiche di Ted Hughes.
È stato insegnante di lingua inglese e collaboratore vicario.
Ha pubblicato: Verdi Anni, 2012, Le Svelte Radici, 2013, L’Imperfezione del Diluvio – An Unrehearsed Flood, 2015, e il lavoro antologico Scripta Non Manent, 2018, per la casa Editrice Samuele Editore, Fanna, Italia. Le prefazioni ai suoi libri sono nell’ordine di pubblicazione : Roberto Benedetti, Mary Barbara Tolusso, Andrea Sirotti e Giovanna Rosadini.
Le Svelte Radici, con il titolo Despojando Raíces, sono state pubblicate in spagnolo con la casa editrice Uniediciones, Colombia, 2019, con la traduzione di Antonio Nazzaro.
La silloge in inglese Kidhood è stata pubblicata nello Special Issue, Writing in a Different Language, NeMLA, Italian Studies, The College of New Jersey, USA.
La silloge Camminiamo Lenti, con le Edizioni Culturaglobale “100”, Cormons 2019, a seguito di un meeting Italia-Austria nel Festival Itinerante del Giornalismo e della Conoscenza “Dialoghi Poetici”, organizzato da Renzo Furlano, Seeboden, 2019.
Una gioia autentica trovare qui alcune poesie della splendida raccolta, tra non molto alle stampe, “Desunt Nonnulla” – che ho avuto l’onore di veder nascere – del carissimo amico Sandro Pecchiari. Raramente ho letto, nella poesia contemporanea, liriche così asciutte, intense, composte e insieme strazianti, sul tema della perdita, del distacco, della fine di un amore (e chi non l’ha vissuto?). Poesie dove ogni verso, ogni parola è sapientemente distillata, vorrei dire depurata da ogni enfasi o tono elegiaco, recuperata dal vissuto ed assunta a simbolo inequivocabile di un’assenza, un dolore senza rimedio. “ti amerò ti amerò/più di ogni scarto d’acqua/più d’ogni pane secco”, ma “la fine è già accaduta” e non rimane che raccogliere, setacciare i residui banali, gli oggetti, i ricordi, con “alle spalle un masso d’abitudine”. La secchezza e spesso la durezza del dettato poetico è proporzionale all’entità della perdita. Non resta che prenderne atto. E farne poesia. Altissima poesia. Un abbraccio a Sandro e un caro saluto a tutti.
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Grazie, Francesco.
Per me è stato enorme discuterne con te e con Monica e far crescere questa idea di libro che poi ha preso spazio e coraggio.
È un libro nato da un drastico cambio nel fluire della vita che a sua volta mi ha cambiato a mano a mano che lo scrivevo.
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Grazie, Francesco Sassetto per le tue parole.
Per me è stato enorme discutere del libro fin dai primi vagiti con te e con Monica.
Così il libro ha preso forza e ha allargato le ali.
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Felice di trovare qui queste poesie di Sandro Pecchiari che, oltre che essere un caro amico e una persona che stimo, è anche uno dei poeti che sono cresciuti di più nel corso degli anni. L’asciuttezza delle poesie presentate qui, sottolineata anche da Francesco, non è che una prova ulteriore della consapevolezza estrema che Sandro ha maturato dell’uso della parola, mai casuale ma sempre cercata e carica di senso.
Francesco
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Ti sono grato, Francesco, di questo apprezzamento per me veramente prezioso. Da te che stimo e ammiro come grande poeta. A presto rivederci
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Ti avevo visto e apprezzato dal vivo a Milano. Le tue poesie mi erano davvero piaciute tanto. Non poteva che finire così: i tuoi inediti richiesti per il nostro blog.
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Per me è stato un privilegio grandissimo e inaspettato venire ospitato in Perigeion.
Felice che il libro che tra poco verrà dato alle stampe stia già respirando per conto suo.
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E’ una poesia, questa di Sandro Pecchiari qui pubblicata, in cui il suono non è mai estraneo alla fisicità della percezione del dolore e questa mai sottratta al sentimento.
E’ vero: conosco Sandro da molti anni ormai, ed egli è cambiato profondamente, incostante ricerca. Soprattutto, però, ha avuto la forza e la capacità morale di tornare con tutto se stesso a ciò che è stato veramente suo… per perderlo ogni volta. Senza risparmio.
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Mi sono accorta di avere scritto “incostante ricerca” invece che “in costante ricerca”. IL refuso in un certo senso a una sua verità perché la ricerca di Sandro Pecchiari ha perseguito una linea coerente attraverso percorsi diversi, incostanti!
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