Avevamo già avuto modo di ospitare e apprezzare la poesia di Stefania Rucli, giovane poeta del Nord Est che adesso vive a Milano (trovate qui una selezione dei suoi testi).
E’ quindi un piacere ritrovarla adesso e constatare che Stefania mantiene lo stesso rapporto di purezza con la parola, che sembra unirsi allo stupore di trovarsi una materia incandescente, spesso dolorosa e a volte incontrollabile fra le mani. Senza perdere l’immediatezza e la nudità che contraddistingue la scrittura, la poesia sembra però distendersi appena, trovare una dimensione che è giusta, né troppo né troppo poco, e un respiro che reclama e merita attenzione.
***
bo
dici sempre bo
che cosa vuol dire bo
non vuol dire niente
bo
ma se fosse
l’inizio di qualcosa d’altro il principio
di un’esplosione
bomba
bottone
bocca
***
hai predisposto tutto
come si fa ai matrimoni
le tue cartoline a sinistra
e sempre a sinistra
il libro dove si firma per dire
io c’ero
a destra una panca per riposarsi
e in fondo un giradischi
e non so quanti vinili
_ che posto perfetto per ballare!
se non fosse che
in mezzo a tutta quella vita
c’era il tuo corpo
senza vita
comprese le tue mani
che le riconoscerei tra cento
oh.. Vit! mi sarei divertita!
ma ora che cosa vuoi che ti dica
se non trovo mezza parola per esprimere
tutta la vita che ci siamo scambiati
e allora quello che penso è che tu sei il meno
morto
di tutti i miei morti
***
meno male che non si disimpara
a camminare
che ho fatto prove continue di cammino
in media
seimila passi al giorno
per trenta giorni
per dodici mesi
per ventiquattro anni
circa
cinquanta milioni
una preparazione appena sufficiente per non
restare paralizzata
su ponte brunelleschi
sotto la pioggia di novembre
con il regalo di luca in un sacchetto di carta
mentre imploro al mio cuore di reggere
l’ennesimo attacco di
panico
***
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proprio brava!
Bello che sia così giovane!
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