Se per “coerenza” intendiamo quanto la poesia aderisca al suo autore, Not Bad di Claudia Zironi (Arcipelago Itaca) è una raccolta talmente coerente da risultare commovente: qui non c’è nulla di finto, nulla di costruito, nemmeno quando ci piacerebbe pensare che possa esistere una minima via di fuga, uno spiraglio attraverso il quale l’esistenza non sia poi così spietata come a volte appare. Queste parole sono una rete a maglie strette, non lasciano margini o dubbi, si nutrono così intimamente della vita dell’autrice da ricavarne un indiscutibile valore di verità. Perché, in fondo, alla fine è proprio questo quello che conta, che la poesia sia vera: se lo è, allora diventerà bella. La verità è il frutto di una ricerca che non si trasforma mai in conquista, è un processo di costruzione della scrittura che si accompagna a un viaggio di esplorazione personale e umana.
Esiste una differenza abissale, inoltre, fra l’esibire e il raccontarsi. L’esibizione è una forma di finzione e di difesa, il rifugiarsi in modelli prestabiliti in modo da non poter essere identificati; raccontarsi al contrario esige il coraggio di mostrarsi per ciò che si è, nelle parti migliori come in quelle peggiori, negli aspetti che ci rendono orgogliosi ma anche nei momenti in cui stiamo deludendo noi stessi per primi. Ecco, in Not Bad quello che non può non stupire è la totale mancanza di ogni parvenza di esibizione, e il modo in cui ciò si traduca in un faticoso ma risoluto gesto di coraggio. Ogni impeto di ira, ogni slancio di desiderio, ogni strappo di dolore, ogni impulso di sensualità sono talmente nitidi e risoluti da investirci con tutta la tensione da cui sono costituiti, così da trasformarsi in una sorta di confessione che non cerca il perdono, ma reclama partecipazione e condivisione. Addentrarsi in Not Bad significa, di conseguenza, rinunciare alla protezione, entrare in un umanesimo di laica sacralità in cui non è possibile comportarsi da semplici spettatori: se uno dei mali peggiori di questo tempo sbandato è l’indifferenza, queste poesie sono sicuramente un cammino necessario da cui si esce migliori.
(dalla prefazione)
***
io ho una gemella siamese, ci hanno detto
che siamo indivisibili e dovremo
passare tutta la vita insieme. io
ho il fegato e un rene, bocca e stomaco
sono in comune, il cervello è equamente
ripartito: lei è quella che guarda le nuvole e ci vede
bambini alati e cavalli colorati, è quella
che scrive le poesie. sta invecchiando
più velocemente di me, lei è quella che
possiede il cuore. so che un giorno
se ne andrà per prima e a me resterà
qualche momento ancora per capire
come si muore.
***
non saprei dire esattamente
cosa manca ancora, forse
il tuo essere corallo
vivido e in estinzione, il mio
sedimentarmi in te, renderti opaco
roccia anelastica, prossima
alla disgregazione, paziente calcare, rifugio
di perfetti animali elementari.
ci veglieranno insieme, nelle notti
già stellate e silenziose, dai calanchi
del nostro nuovo mondo
in formazione – in absentia.
***
la perfetta ascesa della luna sulle nostre case, il buio
che recede dai colonnati nella piazza, il freddo di certi cuori
un cappello che vola senza storia nella nebbia, la neve che si dice
arriverà presto sui tetti sulle strade su ogni filo d’erba e
su tutti i nidi abbandonati da settembre, il poco sonno degli ingiusti
qualche parola senza senso, un incauto acquisto, luminarie natalizie
anzitempo, una canzone udita da pochi, l’amata voce, lontana
che pronuncia per qualche sconosciuto una frase di circostanza
l’acqua, il pane: quasi nulla mancherà, anche domani.
***
# ask forgiveness
non chiedere perdono a dio
per le tue colpe – incoscienza
d’un ennesimo atto di egotismo –
chiedilo piuttosto ai morti
davanti alla loro tomba
immaginandoli presenti, cercando
le giuste parole per blandirli.
chiedilo ai vivi che hai offeso
guardandoli negli occhi
con coraggio e pentimento.
chiedilo al pianeta, a nome
dell’intera tua razza.
ai morti e ai vivi dedica
un poco di rispetto
mettiti nei loro panni
prova con l’amore.
e se non hai fatto del male
ad alcun essere vivente
non chiedere a dio
– con superstizione –
ciò che non ti serve.
***
a E.
gli uccelli neri sono tornati, lucidi
come il passato. dalla cima più alta
hanno cantato ricordando i caduti
lungo il viaggio, ricordando le carni giovani
le correnti del cuore. hanno portato notizie
da paesi inesistenti, inutili dettagli di rovine.
gli uccelli hanno detto che non c’è luce
oltre i confini della nostra esistenza
che è inevitabile il gioco del fuoco
bruciarsi, soffrire, perdere piume
che in questa vita solo una volta si nasce
solo una volta si muore e solo una volta
si può amare. tutto il resto è dolo.
***
Il libro contiene otto immagini di Emiliano Medardo Barbieri.
fantastica!
Devo assolutamente saperne di più…
"Mi piace""Mi piace"
Davvero molto belle queste poesie di Claudia Zironi, così come trovo belle e significative le parole introduttive ai testi di Francesco Tomada. Claudia Zironi ha il dono di riuscire a tradurre la sua sensibilità in una vera poesia del sentimento che arriva anche a una più vasta platea di lettori.
Questo aspetto accomuna la scrittura di Claudia a quella di Francesco. Ed è a mio avviso un aspetto che fa bene alla poesia.
Grazie.
Nino
"Mi piace"Piace a 3 people
Davvero felice e onorata per il tuo apprezzamento Nino 🙂 Un saluto caro.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie per questo spazio cari amici di Perigeion. Grazie Francesco per avere riportato qui uno stralcio della tua meravigliosa prefazione e per avere personalmente selezionato alcune delle mie poesie per proporle in lettura. Complimenti per tutto il lavoro che fate per la poesia con questo spazio e con la vostra iniziativa. Un affettuoso saluto. Claudia
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie. Ma soprattutto grazie a Claudia, che ha scritto un libro notevolissimo per qualità e intensità. Non è che su questo sito ci mettiamo a fare pubblicità: è che merita scoprirlo per davvero.
"Mi piace"Piace a 3 people
Notevoli!
"Mi piace""Mi piace"
un libro che sa raccontare il presente con grande lucidità di sguardo. Grazie!
"Mi piace""Mi piace"