di Anna Maria Farabbi
Accolgo con molto piacere la prima opera di Chiara Albanese.
Il primo passo di un autore o autrice è fondamentale, detta nella sua esposizione la sua radice, il nucleo della sua forza, il senso di responsabilità della pubblicazione. Qui, incontriamo una tensione lirica lavorata, porosa di sensorialità che punge e irrora, con improvvisi e insoliti affacci e legature. Chiara Albanese parte già da assenza di retorica. Mette a fuoco la sua inquietudine coniugandola con tenerezza ipersensibile, sempre disposta all’epifanica commozione. Si spinge verso una creazione liberata, autonoma da compiacenze o cedimenti autoreferenziali. Il verso schizza con velocità originale, cambiando direzione, rovesciandola. In questa velocità, tuttavia entra tutto il mondo, con nominazioni, scelte dominate. Dominate nel senso di una maturità e di un coraggio di gestione creativa.
In questa forma, Albanese rilavora i fili tutti, dall’autobiografico al tema della relazione. Lavora il mondo, i mondi e le creature, che le sono entrati in corpo e li vola nel canto.
Ho conosciuto personalmente Chiara a Perugia, durante un seminario organizzato dalla casa editrice Pièdimosca. Li chiamo non tanto seminari ma orti da viaggio, queste esperienze corali in cui lavoriamo insieme la parola, le sue sonorità, le sue polpe. Chiara per ben sei volte è venuta attorno all’ovale del tavolo, attraversando mezza Italia in un’andata e ritorno significativa e esemplare. Come potrei non tenere presente la sua presenza. Ripetizione voluta. L’intensità ostinata di esserci nel luogo e nel tempo della poesia, dentro la poesia. Significativa perché dichiara quanto e come la poesia è fondante e trascinante.
Mi scuso con lei nell’aver reso pubblico questo gesto ripetuto, e da me molto amato. Ma trovo che abbia un’esemplarità di resistenza, di esistenza raddoppiata, di direzione voluta verso il valore, l’aggiunta di valore.
Il cormorano Bryan conferma il mio apprezzamento. Il canto canta. Loredana Megazzeni annuncia l’opera. La vara da preziosa madrina.
Puntoacapo, Pasturana (AL), 2020
Oracoli del Sul
La croccantezza
è sempre la stessa:
un frusciare d’ali
il vento che fiata
e la voce gialla.
Roca di grotta e faglia.
*
Al di là
Al di là della strada, solo bianco.
Rispose all’eco un pensiero tenero di paura
alzando la testa si scorse solo il pallore
a ogni albero, a ogni sasso riportai il quesito
e di notte sopraggiunse
la neve
e l’orma attenta degli uccelli
mi diede la nuova intelligenza
mentre i lupi si ritiravano,
ogni cosa appesa ripensa al suo
intimo più essere,
sospesa e accesa
ti ricorda che sei ancora donna, che sei
ancora.
*
Piccola palla
Piccola palla
Sul mare sei tornata,
il filo ha trovato una posizione
e oggi gira intorno ai sassi.
Bianca schiuma che rilassa le membra
spalmate sull’arco
della casa costrutita. Costruisci.
Dona, plàsmati di chiarore
e stringi le colorate strisce
che ritroverai nella tua festa.