l’orchestra fanatica
il direttore alza la bacchetta
l’orchestra brandisce gli strumenti
il direttore apre le labbra
l’orchestra intona un grido di rabbia
il direttore batte con la bacchetta
l’orchestra fracassa gli strumenti
il direttore allarga le braccia
l’orchestra ondeggia nello spazio
il direttore china la testa
l’orchestra rovista nel pavimento
il direttore suda
l’orchestra combatte con alluvioni scroscianti
il direttore guarda in alto
l’orchestra schizza in cielo
il direttore è infiammato
l’orchestra si disintegra bruciata
das fanatische orchester
der dirigent hebt den stab
das orchester schwingt die instrumente
der dirigent öffnet die lippen
das orchester stimmt ein wutgeheul an
der dirigent klopft mit dem stab
das orchester zerdrischt die instrumente
der dirigent breitet die arme aus
das orchester flattert im raum
der dirigent senkt den kopt
das orchester wühlt im boden
der dirigent schwitzt
das orchester kämpft mit tosenden wassermassen
der dirigent blickt nach oben
das orchester rast gegen himmel
der dirigent steht in flammen
das orchester bricht glühend zusammen
***
augurio
noi tutti auguriamo a chiunque ogni bene:
che il colpo a lui diretto per l’appunto lo manchi;
che, immancabilmente colpito, non sanguini in modo evidente;
che, siccome sanguina, almeno non si dissangui:
che, nel caso si dissangui, non senta dolore;
che, dilaniato dal dolore, si ritrovi al punto
dove non ha ancora mosso il primo passo falso –
noi chiunque auguriamo a tutti ogni bene
glückwunsch
wir alle wünschen jedem alles gute:
daß der gezielte schlag ihn just verfehle;
daß er, getroffen zwar, sichtbar nicht blute;
daß, blutend wohl, er keinesfalls verblute;
daß, falls verblutend, er nicht schmerz empfinde;
daß er, von schmerz zerfetzt, zurück zur stelle finde
wo er den ersten falschen schritt noch nicht gesetzt –
wir jeder wünschen allen alles gute
***
canzone d’estate
siamo gli uomini sui prati
ben presto uomini sotto i prati
e diventiamo erba, diventiamo bosco
sarà una villeggiatura più tranquilla
sommerlied
wir sind die menschen auf den wiesen
bald sind wir menschen unter den wiesen
und werden wiesen, und werden wald
das wird ein heiterer landaufenthalt
.
(Traduzione di Giusi Drago)
I due primi testi sono tratti da Ernst Jandl, einer raus einer rein, antologia di poesie scelte da Klaus Wagenbach, Berlin, 2006. Sommerlied è tratta da Ernst Jandl, Poetische Werke, curata da Klaus Siblewski, München, 1997.
😊
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Che sorpresa ritrovare Jandl in rete. Ogni tanto riusciamo a leggere anche della poesia sui blog. Ogni tanto. Grazie.
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Ciao caro Massimiliano, grazie a te! Jandl diceva di sé:
“ha sempre avuto qualcosa da dire, e ha sempre saputo che si può dire così e così e così; perciò non si è mai dovuto affannare a dire qualcosa, piuttosto si è dato pensiero di come dirlo. perché in ciò che si ha da dire, non c’è alternativa, ma in relazione al modo di dirlo esistono un numero imprecisato di possibilità. ci sono poeti che dicono tutto il possibile, e lo fanno sempre nello stesso modo. agire in tal senso non lo ha mai attratto; da dire infatti alla fin fine c’è sempre una sola cosa, ma questa va detta sempre di nuovo e sempre in nuovi modi”.
(Da Dingfest 1973). Sono molto d’accordo…
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