Leonard Cohen è morto
forse nel sonno,
nel mezzo di una notte di novembre,
nella sua casa di Los Angeles.
In questa mattina d’autunno
il messaggero dell’inverno
me lo ha detto.
Aveva una piccola foglia nel becco,
caduta oltre la finestra,
nei giorni del vento che canta…
Mi ha detto:
-troppi amici se ne sono andati.
Quando l’ho visto
i suoi capelli erano grigi
non voleva più invecchiare-.
Sei ritornato
fragile pettirosso con la cravatta rossa
confondendo ricordi
amori,
i nomi sulle nostre labbra.
Galleggiano parole sulla superficie
dello specchio di neve.
E mi arrenderò al diluvio della tua bellezza.
Mi porterai con te nella tua danza?
Il silenzio blu assorbe la vista nell’ora dell’addio.
Da Alfa a Omega
il dono di una voce d’oro
svelerà
l’Oceano nella tempesta,
abissi segreti abbandonati
azzurre sponde e la profondità del mare.
Scoprirà altre isole e una casa sul mare
da ricordare ancora.
I nostri desiderati approdi come sguardi innamorati
baciati dall’infantile riso.
Canterà la rara felicità
le lacrime che ringraziano.
Sei un rubino che brilla nel buio,
una mano sul cuore dal peso di piuma…
Al di là del vetro opaco,
oltre la finestra,
c’è una ciocca dei tuoi capelli
caduta sulle spalle. Era strappato sulla spalla
il tuo famoso impermeabile blu.
C’è una spalla dove piange ora la Vita.
Vicina alle palpebre
alle ciglia dei tuoi occhi verdi blu
finché sei vissuto
e oltre.
Note:
Con la cravatta rossa: è presa dai versi della poesia (182) Se più non fossi viva
di Emily Dickinson.
Leonard Cohen: e mi arrenderò al diluvio della tua bellezza. Dalla canzone Take this waltz.
La canzone è una libera traduzione della poesia Pequeno Vals Vienès di Federico Garcia Lorca.
Il dono di una voce d’oro: dalla canzone Tower of Song. Sono nato così, non avevo scelta/ sono nato con il dono di una voce d’oro. (Album Tower of Song, 1988).
C’è una ciocca dei tuoi capelli. Il tuo famoso impermeabile blu/ era strappato sulla spalla.
Dalla lettera canzone Famous Blu Raincoat inclusa nell’album Songs of Love and Hate, 1971.
***
La Luce dorata del meriggio
distende l’ombra
che in piedi mi guarda.
Trasparenti ventagli sono le vene,
scorrono sulle foglie
ondivaghe del Ginkgo Biloba.
Albero fiero
solitario
sacro fossile vivente
sei sopravvissuto a Hiroshima
sei il custode della morte
e della vita che lentamente
rinasce.
Sei l’angelo del respiro primordiale
che accoglie il sangue
quando fa tremare la terra
e vibrare le arterie con le vene.
All’alba pensi ai giorni furiosi
quando si allontana la notte buia.
Dentro la bianca soglia riposa l’aurora di cenere.
Chi-ù chi-ù
pre-dice la civetta di Atena
vede bene le tenebre
e conosce il tramonto dove sorge la luna.
La vedi nascere nella notte nera,
alla luce buia del solo nero
quando rinascono ignoti fili d’erba.
Verso il crepuscolo dà le ali
al silenzioso volo…
E tu,
Ginkgo solitario
sei un messaggero della Speranza
sussurro dell’Estremo Oriente
custodisci i sospiri dei morti
e le preghiere creaturali.
Accogli il buio nulla
mentre si rigenera e cresce
tra radici semi gemme
e fiori che si elevano dal suolo
verso il cielo blu d’inverno.
Note:
La luce dorata del meriggio è un omaggio al Gingko Biloba, custode del silenzio,
dei pensieri del cuore e dei ricordi, che vive nel “Giardino Alberto Parolini”
di Bassano del Grappa.
“e vibrare le arterie con le vene”: è anche un rimando a Dante, Inferno, Canto I. 87-90.
Vedi la bestia per cu’ io mi volsi:
aiutami da lei, famoso saggio,
c’ella mi fa tremar le vene e i polsi.
Il buio nulla: cfr. Il pellegrino Cherubico di Angelus Silesius
146. Dio è tenebra e luce
Dio è un chiaro baleno ed anche buio
nulla,
che nessuna creatura percepisce con la luce.
***
Poi
dopo la lunga attesa
ho ritrovato le tracce della tua vita terrena.
Ho aspettato anni e giorni
prima di riaprire le pagine dei libri che avevi letto.
Libri amati segnati donati.
Nella dedica di un libro mi hai scritto:
dire nel cuore significa pensare.
Padre mio
mi era familiare la tua curiosità di conoscere
cercando le domande
che fanno scorrere più rapido il sangue nelle vene
e battere di più il cuore.
Per disbrogliare il filo sacro dell’origine
la tua origine contadina
un piccolo grande mondo
e un’antica lingua che non ci sono più.
La scelta del tuo cammino
diventò il discorso del cuore e l’arte della Cura.
Come attento ascolto della storia familiare
di ciascuna persona.
In ascolto della traccia affettiva-sonora
delle alterazioni del ritmo cardiaco
dentro
l’imprevedibilità della macchina-cuore.
Talvolta mi parlavi dei misteriosi
silenti legami
tra il corpo e la vita emotiva che spaccano i cuori.
Conoscevo bene la tua malinconia
l’inquietudine che si placa
tra le montagne innevate dove
sognare paesaggi che sostengono il cielo.
Sempre abbiamo cercato
i topinambur selvatici, le margherite dei fossi
che crescono sui forti steli
nei campi incolti e lungo corsi d’acqua
nel vivo sole d’autunno.
A novembre
ci fermiamo con la soletudine dell’heliantus:
si inchina a ricevere la luce rara del sole
ormai sparsa nel vento.
14 dicembre 2021
Note:
Il discorso del cuore. Origine: comp.di cardio-e-logia.
L’etimologia di Heliantus: deriva da due parole greche, Helios (sole) e anthos (fiore).
***
Da mare a mare a C. e F.
nel giardino visto dall’alto
vivono attimi istanti terrestri
non hanno nostalgia di cieli
né di nuvole promesse
si rincorre una coppia di merli
becchetta bacche di mirto,
saltella sul prato riarso di fine estate
(con ali riposte mescola polvere e terra)
le ultime lacrime-rugiada
fra sassi di fiume e i fili d’erba
osservo sorgere il primo quarto di luna chiara
e penso a voi che siete insieme felici
come pesci d’acqua richiamati su quelle acque calme
da mare a mare
nell’ora blu il cielo è limpido terso
vuoto
lontana lontano dall’orizzonte c’è
la lunga orbita di Saturno
anse, nodi
cosmo azzurro-scuro visto dalla terra
Le immagini sono di Stefania Bortoli
È una vera gioia essere presente in Perigeion, che ringrazio.
Grazie di cuore a Francesco Tomada.
Buone Feste a voi tutti ✨
Stefania Bortoli
"Mi piace""Mi piace"