Bottiglie per i naufraghi
a Francesco Marotta
Le parole che non trovi
sono tutte in certi uomini
impegnati a coltivare interi alfabeti d’aria
E anche se nel posto dove vivono
l’unica acqua è quella della pioggia
loro li affidano a certe bottiglie per i naufraghi,
che se non s’infrangono prima
c’è il rischio che possano perfino
dissetare
*
Una semplice faccenda di vento
Il fatto d’insistere a innaffiare parole
sperando che fioriscano
in caldi succedanei della vita,
il timido scostare un po’ la pelle
per guardare oltre la gabbia delle vertebre
l’insistente dischiudersi di vuoti,
e per finire la carne, tua corta rincorsa
verso un dirupo di orologi
che ti proiettano su gradini di vapore
per depositi di volti che non parlano
Che altro dire se non che
ti manca il talento della foglia
che ospita una nuvola sul palmo
e ti appoggia fra i denti acini di aria
Così, ti siedi qui a bere un caffè e guardi
il gioco del vento con le briciole del corpo
di chi passa, e non fa più in tempo
a poggiare il piede a terra,
arabesco di polvere nell’aria
che agli occhi, un po’, dà fastidio
*
Ritratto di coppia
*
Dalla pensilina
Ogni arrivo, se lo guardi bene, è una partenza
chi si abbraccia nel saluto, non sa
di salutare un arrivo
E di solito è nel ritorno che
chi si vede nei vetri ha più paura
di abbracciare uno sconosciuto
in un posto che non c’era
*
Azotofissazione
Tu sei fatto di corpo
e confini con l’aria:
un passo più in là ed è vapore
Qui dentro si sta comodi e fa caldo
fuori invece c’è un vento
che subito ti estirpa dalle ore,
che interrompe la prosa della carne
la pazienza delle muffe
che risalgono i pori in cerca degli zuccheri,
e i batteri, coinquilini
di questa tua nuova disabitazione,
per primaverili freschezze
di trifogli
*
Massimiliano Damaggio (1969), vive in Grecia. Nel 1994, selezionato da Giancarlo Majorino, rappresenta la città di Milano alla “VII biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo”. Negli anni successivi partecipa a diverse manifestazioni e letture, fra cui Milano Poesia Giovani. Nel 1996 pubblica il libro “Neon” (Lalli, Poggibonsi). Nel 1999 smette di scrivere e per più di dieci anni si allontana dall’ambiente letterario. Nel 2011 pubblica il libro “Poesia come pietra” (con prefazione di Carlo Bordini, Ensemble, Roma). Inizia a collaborare con siti e blog sia in Italia (Rebstein/La dimora del tempo sospeso e altri) che all’estero (Poiein.gr) pubblicando propri testi e traduzioni di poesia dal greco moderno e dal portoghese. Nel 2015 dà vita, insieme ad altri amici, al blog “Perìgeion”. Poi se ne allontana. Nel 2017 pubblica il libro “Edifici pericolanti” (con contributi critici di Fabio Franzin e Nino Iacovella, Dot.com Press). Nello stesso anno pubblica in Francia il libro “Ceux qui prennent un café face à la mer” (traduzioni di Olivier Favier, Alidades). Segue un altro periodo di allontanamento dalla poesia e di silenzio. Nel 2021 riprende la collaborazione con “Rebstein/La Dimora del tempo sospeso”. Per il 2022 è prevista la pubblicazione con l’Arcolaio della prima (e fin’ora unica) antologia in italiano del brasiliano Paulo Leminski.
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un equilibrio tra gravità e vento, tra forma e sparizione .. bello leggere queste poesie, avrei voluto leggerne ancora 🙂
Grazie.
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Grazie, Marina. Se non evaporo prima, proseguo su questi sentieri. Un abbraccio a tutti gli amici e i passanti.
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Grazie Max per questo tuo ritorno. Pochi sanno quanto tu sia importante come esempio di poeta vero: poeta per la poesia e null’altro fine. Sono belli questi testi che rimarcano la nostra fragilità umana e la nostra finitudine materiale. Siamo materia inspiegabilmente vivente così come inspiegabilmente viventi sono le parole della poesia.
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“Perché anche tornare è andare / in un posto che non c’era”
Molto belle queste poesie, ariose, leggere per ritmo e musicalità, eppure sempre interroganti, e acute.
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Sento in questa tua ultima scrittura una chiara consapevolezza del tema umano centrale – l’eterna spirale ciclica che tutto ingoia- e della tua insistente necessità di tradurla in parole “un passo più in là ed è vapore”. Una malinconia della futura “disabitazione”, in metafora preparata dall’opera erosiva di lichenimuffebatteri, che è attesa del ritorno alla dimensione atemporale cosmica “perché tornare è andare in un posto che non c’era”. Un tema che ricorre in poesia, più pressante oggi, in un presente che fa avvertire l’imminenza della fine. Fine che siamo concordi – almeno io e te, vero?- nel sentire come destinato sereno ritorno all’origine.
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