Ha capito molto la ragazza slava,
che si è trovata una spiaggia
tra i pomodori d’estate.
Piccole brezze spaziose
tra globi rossi che assaggia,
scoppia tra i denti oro da poveri.
Dove viveva
torna di ricordi, seguendo
il cicaleccio ipnotico.
Si sa – straniera
sotto le tese di paglia,
stona per incongruenza
mentre tenta un posto suo
adattando la gonna al suolo.
Adottata dai campi.
***
Ed eccoti –
disse l’interiorità –
una branda di cicale
per schiacciare un pisolino.
E pesche dolcissime
croccanti come mele.
Il fresco sotto il pino.
Tutta un’abbondanza di tempo.
Sano sudare.
Graditi suggerimenti
al miglior libro di nessun successo.
Pettini di nubi bianche.
Stordimento d’agosto.
Capolavori irrigui.
Variazioni di sole.
Sosta alla fontana.
Pagliuzze odorose di bestia.
Fatiche dell’orto.
Solanacee, liliacee, fabacee.
Mani in tasca piedi nudi.
Sottile indifferenza.
Vittorie leali sulle lumache.
Terra addosso.
Zappa e intelletto.
I rumori larghi di settembre.
***
Nebbie a me nuove.
Di polvere, di smog.
Conoscevo quelle del vapore,
dell’umidità di prato
sotto gli olmi e nelle erbe.
Questa è di deserto
è controluce, sole che cala
scherma d’un velo la madrasa
mentre sulla terrazza, sotto teli tesi
bevo. Morso della sete.
Spolpo bottiglie.
Perdo il fiato quando comprendo
che questo andavo cercando,
la gola riarsa dei romanzi
fatica di fango e di paglia
mandorla cumino coriandolo.
Letterarie dissenterie
proiezioni belliche tra le pozze dei mahalla
percorsi da piedi scalzi e cani magri.
What’s your name chiede il bambino all’angolo
ma quale sia qui il mio nome, qui
è più che mai oggetto di meditazione.
***
Mentre aspetto che succeda
cammino in una distesa da mille altri calpestata
arida e murata
e considero le facce intorno
senza l’accuratezza che avrò dopo;
metto giù passi senza degnarle
mi stupiranno poi, mutate in profezie.
Mentre aspetti che succeda
lavori lenta una passione intensa.
Intuizioni ti guidano la mano destra
un po’ inconsapevole – un po’ inevitabile
a sera qualcosa sarà creato.
Arbusto prossimo a verdeggiare.
L’opera che faccio e facciamo
più simile nella lontananza
si compiace a ostacolare i passi più facili.
Eppure ammalia, in una sua abbondanza
una fusione prevista, d’imprevista risultanza.
***
Ad una certa ora della sera
chiudiamo – a chiave
con gran scatto di polso
e molte mandate
il mondo fuori
e cominciamo un vecchio film;
col sonoro frusciante
e l’immagine a tratti instabile che
a suo modo accarezza il riposo
del sistema pellicola-io-te.
Produciamo una sorta di danza da fermi
sono frammenti di attimi puri, la nostra sete,
spurgati della prepotenza
che pattuglia oltre la soglia.
Non potremmo opporci, fuggiamola.
Arrocco, fosse in due calde stanze
e di questo mai stanche.
La noia non può sfondare
potrebbe farlo il dovere
avesse un grimaldello buono.
***
L’arancio delle zucche porta autunno
sotto la stufa di latta ai primi fumi.
Non t’importa, tu gorgheggi,
coro, contorno, anima di rami.
Pubblico d’erba.
***
Monica Santi (1972) vive e lavora in provincia di Reggio Emilia. Scrive poesia e più raramente prosa già dall’adolescenza, avendo storicamente cura di coltivarla con passione e libertà più che di diffonderla, almeno sino ad ora. In forma cartacea undici poesie sono pubblicate sul n.53 della rivista ‘Le Voci della Luna’ nel 2012, mentre su web due poesie compaiono nella puntata 10 del podcast ‘persino semplice’ (2020). Nel mese di maggio 2022 una selezione di brani è pubblicata nella sezione inediti della rivista online ‘Atelier’. Gestisce il proprio blog ‘La strada per i fontanili – passi senza orme'”.
***
Non ho parole …solo tanti complimenti e , è un piacere leggerti, vederti nelle tue poesie
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Un’autrice che seguo da molti anni e di cui ho constatato una crescita costante verso una poesia limpida, ascoltata con cura e attenzione, e poi scalpellata fin nelle più sottili pieghe.
Sono felice molto di trovarla finalmente in rete e mi auguro presto anche su carta.
Grazie a Perigeion e alla sua preziosa vetrina.
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