perìgeion

un atto di poesia

Lettere da dove, di Mia Lecomte

di Nino Iacovella

 

Lettere da dove ho incontrato la parola fine

 

 A leggere questa ultima opera di Mia Lecomte ho provato l’immediata condizione dolorosa dell’esilio. E nella fattispecie della prima sezione del libro, con poesie come missive di una corrispondenza amara sulla propria vita indirizzata a chiunque o a nessuno, alternativa simultanea possibile solo nelle forme della poesia, ho pensato a Tristia di Ovidio.

Comunico all’autrice questo rimando letterario. Mia Lacomte mi precisa che tutta la geografia esterna (la Svizzera) e tutta la casa (correlativo oggettivo della poetessa) non è uno scenario d’esilio letterale ma un esilio che si manifesta rimanendo sullo stesso posto: sono le persone amate a essersene andate per sempre.

Cinque sezioni (Lettere da dove, Agenda senza stagioni, Nuda proprietà, Motivetti e Congedo) che segnano una sequenza di immagini elegiache dove l’assenza si incarna su dettagli minimi della quotidianità: epifanie dai vetri della finestre, a volte specchi interiori e a volte lenti che mettono a fuoco un altrove dove torniamo a vedere la luce dei gesti di chi abbiamo amato.

La cifra della poesia di Mia Lacomte, come definita da Ugo Fracassa nella nota all’opera, si sostanzia in una delicata “domesticazione dell’angoscia” che anche qui ritroviamo in tutta la sua velata nudità. Poesia franca che riattinge all’infanzia e al tempo della felicità, alla musica del rimpianto, pur di riequilibrare la stadera che pende troppo dalla parte del dolore.

 

 

 

 

Manca un destinatario
date
la mappa dell’itinerario
persino un argomento

Caro XYZ

oggi il mio cuore ha battuto tre volte
tre in tutto
come se ognuna
come se ognuna potesse
come se ognuna potesse bastare
Così è iniziato
il giro del mio quasi mondo

***

Caro XYZ

tra tutti i colori
doveva mancare proprio questo
Possono farne a meno
qui nessuno lo ricorda
non ha più nome
Nel bosco tra le rocce
io soltanto
lo vedo dov’è sempre stato
pronto a bastare
non riesco a trattenere
una carezza dov’ero solita trovarlo
dritto lucente come allora

***

Caro XYZ

faccio la guardia
a ciò che non è mai
il centro dove veglio
qui è un faro
scandisce dentro al buio
metricamente
tengo lontane le altre luci

***

Caro XYZ

non serve alcun permesso
da lì a qui
in sogno nella strofa
dove non c’è
da dimostrare che ti muovi
perché lo fai puoi
stare fermo in ogni direzione
Non so se questa mia ti giungerà
che cosa ne farai
non so se mai ti scriverei

***

13:00
(Sils-Baselgia)

Tutti i momenti scavalco
lo steccato della casa al lago
per inserire qualche fotogramma:
una catasta ruggine di legna
lo scafo con la vena azzurra
due trecce bionde nel rabarbaro
Tutti i momenti scavalco
taglio quello che ho inserito:
sempre dal fondo
a cominciare dai colori
L’estate gira gira a fine corsa
scatto nebbia quel ronzio neanche
più la spinta a restaurare il lutto

***

17:00
(Sankt Moritz-Bad)

Il cervo sulle spalle
solca la neve con le corna
gigantesco il peso informe
non riesco a sollevarlo intero
strascica il muso una scia di sangue
lungo il sentiero fin dentro casa
Mi sono sopravalutata
non lo vedevo chiaramente
ho misurato male il confronto
c’era troppa folla troppa
inquietudine oggi alla cassa
dell’ultimo supermarkt
ad aprire la stagione di caccia

***

19:00
(Maloja)

Qua dentro
mi è consentito difendermi
stringendomi al superfluo
mentre attacca la neve
resisto se posso afferrarmi
a dettagli minimi
l’esclusione della notte
la devo a colore
forma proporzione
le mura non insistono
se ancora resto calda
ringrazio ciò che scelsi
con scrupolo
quando ero felice
indegno tutto di essere vivo
sorride forte alla morte

***

Identikit

Prima ci vuole il tetto rosso
il comignolo fumo grigio
scuro lungo il contorno della casa
quadrata un numero pari di finestre
risolto il prato con una linea verde
quella del cielo azzurra
cinque le tracce nere in volo
È primavera
qui comincia il glicine
tutto bianco come il foglio
per questo non si vede
le radici sprofondate chissà dove
i rami mi hanno seguita fino a qua
confusi nel mio bianco altrove
Ripongo le matite allineate
domani proverò di nuovo
con il suo profumo
i fiori sfatti della voce

***

Viatico
               per S. S.

Il pane che hai sfornato per me è infinito
lo sbrano il giorno in facili bocconi
la notte ricresce sotto lo strofinaccio lindo
ripara le ferite dei miei morsi
profuma perché è quello che sa fare
la crosta intensamente
quando il coltello si avvicina
rigenera la genesi questo tuo pane
in fondo alla credenza chiusa a chiave

Lettere da dove, Interno Poesia, 2022

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Un commento su “Lettere da dove, di Mia Lecomte

  1. vengodalmare
    10/03/2023

    Deve essere bellissimo l’intero libro data l’alta qualità di queste poesie. Grazie.

    Piace a 1 persona

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Questa voce è stata pubblicata il 10/03/2023 da in letteratura italiana, recensioni con tag , , , .
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