perìgeion

un atto di poesia

Paolo Pistoletti, Al di qua di noi

 

 

È una raccolta corposa eppure di notevole compattezza Al di qua di noi (Arcipelago Itaca) di Paolo Pistoletti, accompagnata da una preziosa introduzione di Fabio Franzin. A pensarci bene, forse il senso dell’intero libro è nell’incipit: “il tempo vero non passa”. In effetti Al di qua di noi, sebbene sia incentrato su diverse sezioni che vengono caratterizzate ciascuna da una atmosfera o una tematica ben precisa – che sia l’acquisto di un terreno da parte dell’autore assieme al fratello in Dentro il tuo gennaio, oppure il viaggio nella carrozza di un treno in cui si dipana Hannover – restituisce l’idea di fondo di un attraversamento di quel tempo interiore in cui gli accadimenti non seguono il ritmo dei calendari, quanto quello delle emozioni, della metabolizzazione, degli snodi che confluiscono infine nel costituire il bagaglio profondo di una persona. “Più andiamo avanti più torniamo / giovani dentro”, scrive Paolo Pistoletti, quasi a sottolineare il cortocircuito per cui nell’anima alcuni eventi dell’adolescenza appaiono più vicini di altri molto più recenti, e riescono, nel caso della poesia dell’autore umbro, a gettare ponti improvvisi e inattesi con il lettore e il suo passato (anche mio padre aveva una Fiat 131 diesel, in quel vibrare i muscoli trattengono una parte dell’infanzia).
La lingua utilizzata da Pistoletti è apparentemente priva di artifici, diretta ed essenziale; in essa tuttavia è impossibile seguire una discorsività priva di scarti, in quanto l’autore ha fatto propria la lezione di altri poeti di tempi recenti – il primo che viene in mente è il Mario Benedetti da qualche parte a metà fra Umana Gloria e Pitture nere su carta – e procede non per fratture, ma per declinazioni inattese, inseguendo una propria logica che è quella dell’inconscio e del ricordo. Al di qua di noi diventa così un acquarello di parole da attraversare con lentezza, da riprendere in mano più e più volte per farsi un regalo e riscoprire le radici che tutti abbiamo nascoste dentro, perché tutti “ritorniamo sempre negli stessi posti / dentro / ai nostri maglioni”.

 

 

pistoletti

 

 

 

Stiamo per lasciare la nostra casa
stiamo per non stare più qui.
Come quando si confondono i piani
la pietra la calce il legno.
Come fanno i vecchi coi nomi di tutti
quanti quelli che dopo tanto
non li avranno più.

Più andiamo avanti più torniamo
giovani dentro
le foto
si sgranano
gli occhi si sfarina la vita
ma da di qua
ritrovo la nostra raccolta
di cose finite
in una sola immagine dietro
il campo visivo.

Come un’ultima messa
a fuoco
che ci siamo
forse stiamo
per lasciare la nostra casa.
Ma se ritorno indietro mi ricordo per sempre di me.
Di te. Di quando
ci ritroveremo ovunque
a sorridere di noi.

 

 

Dall’essere dei nostri inverni
al loro affacciarsi
su di noi. Una finestra con vista sul sé
da di qua come un senso contrario.
Una retrospettiva
in noi che ci svolgevamo da qui
attraverso i vetri e il buio
dentro e fuori
uno stesso rovescio
di neve
che ci faceva insieme
alle strade e alle case e alle montagne.
Che ci faceva di tutto
un unico
corpo di luce.

Come una sottile inversione
dal denso al sempre più fino
un vuoto. Un dare luogo all’opposto
da ogni scuro all’altro polo
del dolore. Che poi era bellissimo
il modo con cui su di noi passava la tormenta
come una poiana sopra la notte.
Non vorrei ancora
saper coniugare al futuro
anteriore questo affresco.
Lo vorrei solo
a suo tempo, a suo tempo.
Quando noi saremo
stati già.

 

 

davvero con mio padre

 

Dai nostri maglioni portati
come allora davvero da lì
come un tempo dalle spalle
fino a dentro che io mi ricordo di noi due
in auto
le quattro stagioni di Vivaldi
ma di più l’inverno in fondo
a quell’anno che tu sei
al volante.

L’autovox che ci faceva girare
il nastro del concerto
il nostro essere eseguito
nell’esserci del 1980.
All’interno già tutto
intorno alle fiancate
a imperversare come gettati lì
dal sempre.

Come in un punto da quella parte
per orchestra dopo
il quartetto in fa minore
la luce che proviene dallo schermo della radio insieme
al suono. Dal buio dei legni
a ogni strumento dagli alberi
ma agli archi di più
all’orecchio che tendevamo

sempre più fino
dentro la macchia fatta così a cassa armonica
di pino del nord. Colla nostra
fiat 131 diesel che vibrava
dentro fuori dalle portiere
toccando certe corde
un andarsene larghissimo
come la neve con quell’aria
che ti ricomponevi
una volta uscito dal nostro abitacolo.

Non ancora gelo ma quasi gelo
ma quasi notte già in pieno
solstizio. Poi per il resto non lo so.
Non capivamo nulla dei dettagli certo
comunque un altro io si sentiva
che era la sua tonalità che anche se
in chiave diversa tutto era stato
accordato già.

 

la luce dopo le cose. L’ombra

 

Noi stiamo all’inverno come i monti
alla neve. Gli appennini per noi sono
catene che non ci sciolgono
dai nostri avi. Ma ci continuano
nei vegetali nei fossili
incastonati alla pietra
cuore prezioso delle caverne
elemento della natura che ci compenetra
il minerale che dal primo regno
ci sa attendere
nel suo grembo un corpo miniera

da qui a qui. C’è una radice dentro
questa lingua di terra
come da acque rotte un’altra parola
grande madre c’è
che mi ricordo dell’erba e di te
che dici a breve
arriverà una tormenta sopra la vostra testa.
Ecco che arriva arriva – e poi
di quel brutto tempo che già
si avverte nell’aria.
Di quel forte rovescio di quella volta
caduta, in fondo a questa età
oramai un’era
spenta da allora. Un ritorno da sotto
ma non ancora, eppure per tutti già
la nostra storia.

 

 

Paolo Pistoletti lavora nella biblioteca comunale di Umbertide. Terminati gli studi in Giurisprudenza e in Teologia ha continuato ad approfondire i contenuti di alcune correnti spirituali d’oriente e d’occidente, ampliando, allo stesso tempo, la sua ricerca poetica. Nel corso degli ultimi anni, suoi contributi, sulla poesia e la parola, sono stati pubblicati da Fara Editore e dalle Edizioni CFR. É stato condirettore della collana di scrittura, musica e immagine “La pupilla di Baudelaire” della casa editrice Le loup des steppes. In poesia ha pubblicato Legni (Ladolfi Editore, 2014 – Premio “Oreste Pelagatti” 2015), il libro d’arte Borgo San Giovanni (Fiori di Torchio, Seregn de la memoria, 2018). Al di qua di noi (Arcipelago Itaca Edizioni, 2023) è la sua ultima raccolta.

 

 

 

 

 

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Questa voce è stata pubblicata il 05/12/2023 da in letteratura italiana, poesia, recensioni con tag , , .