perìgeion

un atto di poesia

Umberto Simone (Monfalcone 1949 – Pisa 2023)

Turista nella luce

Lettera aperta a Umberto Simone

Caro Umb., eccomi.

Ti chiamavo affettuosamente Umb., l’ho fatto centinaia di volte lungo i venti e più anni della nostra appassionata, tersa fratellanza. Lo so bene, sono stato fortunato, ne ho avuto il privilegio, e per questo ringrazio te e l’edizione 2002 del Premio Diego Valeri che ci fece incontrare. Dai treni di carta del premio scese il passeggero scintillante, eri tu, e la tua Isola delle voci che lo vinse.

La definizione non è mia, come sai, bensì della nostra comune sorella Anna Maria Farabbi. Anche lei è qui, adesso, seduta insieme a noi su questa terrazza liberty affacciata sul mare e inondata di sole, siamo dentro un dipinto del tuo amato Alma-Tadema.

Perché dico noi? Perché in tuo onore sono accorsi qui anche gli altri fratelli: ci sono Marco Munaro e Maurizio Casagrande, c’è Lorenzo Gattoni (che pur senza conoscerti personalmente ti stimava e ti percepiva grano della nostra collana di fratellanza) e c’è Nino Iacovella, che ci rinnova a cuore aperto l’ospitalità sul blog Perigeion.

E naturalmente, caro Umb., ci sono Marilì e Matilde, madre e figlia, i tuoi appositi sostegni, gli affetti primari della tua vita.

Mi conosci, avrai già capito. Sono qui per abbracciarti a modo mio a vari mesi di distanza da quel 10 luglio 2023 che ti ha portato via dentro la tua luce, lasciando a noi la custodia della tua nitida orma di uomo e di poeta. Sono qui per mettere subito più puntini su una sola i: la poesia italiana troppe volte è colpevolmente distratta. E la giustificazione secondo cui è difficile accorgersi del valore degli appartati, degli schivi, dei refrattari alle ribalte e al fracasso dei social, nell’attuale dilagare di troppi treni di carta, … beh, consiglio alla critica che ha il potere d’illuminare la vetrina di risparmiarci tale obiezione. È banale e accresce l’assenza. Quale sarebbe allora il vostro compito? Dovreste saperlo: i funghi più pregiati reclamano sentieri più erti e nascosti.

Umberto Simone ha pubblicato tre libri in 23 anni (simile è stato il destino di Raymond André, altro nostro fratello scomparso a 54 anni quattrodici anni fa, anche lui 3 soli libri e il terzo postumo)… tre raccolte di poesia alta e raffinata, suonata sulle corde di uno strumento inimitabile.

Leggere per credere:

Qui

A me piace da matti stare qui

perché ci sono rondini e pinete,

i cavalli, i papaveri, la Grecia, Sofia Loren,

Rembrandt, Beethoven, Shakespeare, la pizza Margherita,

e la neve, e la Juve, e i luna park,

e sbattere di vele e tremolio di enormi stelle,

e mattini impetuosi come giovani Re,

e quasi non bastassero già tante meraviglie

qui ci sono anche incontri che all’improvviso sembrano

taciti appuntamenti, e limpide stagioni

che sembrano leggende, e i nostri corpi che,

se un amore li ha, sembrano ali.

Certo, alla fine muori, e no, non è uno scherzo! Eppure forse

persino questo ha un senso, il drappo scuro steso là sul fondo

da un gioielliere esperto, per dare più risalto agli smeraldi

e alle turchesi, e ai sogni, e alle canzoni –

vivessimo per sempre, sarebbe tutto quanto rinviato,

diluito, scontato: una bovina eternità di noia!

rampe e rampe che salgono, diafane, e dove portano?

                                                            a altre rampe!

mentre è nel sottoscala, la festa vera: è qui.

Allora, e al di là di inutili polemiche: vi invito rispettosamente a recuperare il tempo perduto, a leggere Simone e onorarlo come merita (anche Raymond André).

Caro Umb., torniamo a noi. Mi conosci bene e hai inteso fin dal primo rigo. Non sono qui per dedicare alla tua opera un mio sguardo critico. A questo hanno già pensato altri (ché un manipolo di tuoi estimatori s’è formato negli anni!), e lo hanno fatto mirabilmente, con lucida competenza. Al riguardo, invito chi volesse approfondire la tua conoscenza a leggere la prefazione di Marco Munaro a Turisti nella luce,la tua terza, sofferta, entusiasmante creatura: Marco che già ti definì, con un’espressione intonata e felice, miniaturista barocco. E invito a leggere senza meno il catturante commento alla tua poesia precedente che Maurizio Casagrande ha pubblicato su CartaVetro lo scorso gennaio.

Eccellente vademecum, quello di Maurizio, un taglia e cuci da gran sarto, consapevole d’aver tra le mani una stoffa sopraffina.

Altrettanto prezioso è l’appassionato articolo di Massimo Ridolfi, instancabile cercatore di pepite fuori da qualunque coro, pubblicato su Navuss online del 20 dicembre 2023.

Ciò detto, puoi contarci. Ce la metteremo tutta affinché i riflettori si accendano sulla tua parola colta e guascona, capace di spaziare dal Veglio a Serapide, da Casanova a Legione, dagli odori di Istanbul agli occhi di un ragazzino di Peschici.

Appunto due spilli infine, che mi resteranno ben piantati nel cuore. Il primo: il tuo non essere riuscito, seppur per un pelo, a stringere tra le mani, a gioire di Turisti nella luce, come meritavate tu e i 15 anni in cui lo avevi meticolosamente accudito. Eppure ne avevi corrette le prime bozze. La beffa si è sommata al dolore della perdita. Ché l’avresti avuta tra le mani la tua terza raccolta, eccome, senza la penosa, a tratti cinica, precedente vicenda editoriale che qui  ̶  per rispetto tuo, nostro, della poesia onesta  ̶  evito volentieri di raccontare.

Invece, e ad alta voce, rinnovo la gratitudine a Puntoacapo, che con sensibilità e competenza prese poi risolutamente in mano le sorti della pubblicazione, conducendola in porto.

Il secondo spillo nel cuore mi conduce all’abbraccio di chiusura di questo saluto pubblico, e mi riconsegna al nuovo silenzio del nostro rapporto privato:

fisso il telefono, caro Umb., so che non potrà più squillare illuminando il tuo nome sul display. Però la tua voce sempre pronta alla giovialità, al buonumore, quel sorriso schietto sotto al baffone turco-georgiano, quell’istintiva voglia di celie raffinate e di complice allegria, quelle parole-papille inclini alla buona enogastronomia tipo i gelati ai frutti di bosco lassù a Morgex… beh, userò la tecnica che ho raffinata negli anni, chiuderò gli occhi e continuerò ad ascoltarla.

Amico, giunto qui annuso altissimo il rischio della retorica, sarà bene che vada. Aggiungo solo che ho stampigliato Ninna nanna del lungo dolore sui muri di casa, e una volta al giorno mi bisbiglio la chiusa di Un ordine del Veglio, per me bandiera che garrisce e schiocca:

… Cremisi d’occidente strapiomba per la valle addosso al campo.

Qualcosa sta accadendo, ma la segale è alta e lo nasconde.

                                                                                                                          Antonio Alleva

Meltemi

Non sono ancora spente, queste isole, ma come

punte di lancia sempre incandescenti vibrano

fra il maglio del solleone

e l’incudine della risacca –

qui il grande incendio della creazione

divampa, la fucina del mutamento

risuona, e tutto rimane possibile

fra i quattro punti cardinali e il tempo.

Sulla poesia di Umberto Simone

“Per me L’Allora è Adesso e il Dappertutto è qui”, scrive Simone presentandosi a chi ancora non abbia avuto la fortuna di incontrarlo. Il poeta pisano (nato nel 1949 a Monfalcone da padre pugliese e madre istriana) è autore di tre piccoli libri, frutto di una rigorosa sapienza compositiva, che ancora aspettano il riconoscimento adeguato.

Per Simone, la poesia è un cristallo forgiato dalle concrezioni dei millenni, attraverso lunghi digiuni, lunghi silenzi, prima di arrivare all’oasi dissetante e festosa tanto desiderata. Si faccia attenzione alle date.

L’isola delle voci (2001), Il sacco del curdo (2008) e finalmente questo Turisti nella luce (2023): sono altrettante oasi nel deserto (fatto che certo può aiutare a capire, anche se non giustifica, la disattenzione della critica).

Anche in quest’ultima raccolta, l’autore (in fondo di un unico libro) colpisce per la capacità di calibrare perfettamente erudizione e favola in un pensiero, in una vera e propria filosofia generale sull’uomo. Egli suona con il suo cembalo e il suo violino una inesauribile curiosità, felicità inventiva e ironia.

… Poeta limpido e intenso, riesce a far stare una collana sul collo di una ragazza e in ogni grano gli uragani…

(dalla Prefazione al volume)

                                                                                                                         Marco Munaro

… è indubbio che lo spirito d’avventura rappresenti una delle pulsioni distintive del poeta pisano, così come la naturale inclinazione al piacere dell’affabulazione quanto per il Boccaccio del Decameron o la Sherazade delle Mille e una notte, si va infatti dall’avventuroso al dolente, dall’immersione a corpo morto nelle acque rigeneranti del mito al composto raccoglimento nel sancta sanctorum degli affetti familiari, dalle fascinazioni provenienti dalla pittura barocca alle sollecitazioni olfattive ed oniriche innescate da un cesto di spezie incrociate in un suk di Tunisi come in un caravan serrai di Istanbul; il tutto trattato con tocchi di estrema leggerezza nella sospensione tra onirico, magico e fiabesco, e impreziosito da una sottile ironia onnipervasiva che non nutre soggezione alcuna per niente e per nessuno.

(qui il testo completo: https://www.cartavetro.com/poesia/dal-volume-inedito-ai-fedeli-damore-2/)   

                                     Maurizio Casagrande

Turisti nella luce si apre con una maestosa poesia, Il mio nome è Legione, che rimodula le moltitudini di Walt Whitman e si fa dichiarazione di poetica votando ogni possibile dire al canto di tutto quello che siamo stati prefigurando il futuro che saremo, pescando (per dirla con Gregory Corso) in quel flusso di repertorio che ci ha, anche inconsapevolmente, formati come popolo, nazione degli uomini, dove “ogni lingua muore dalla voglia / di farmisi canzone.”

Ecco, il primo dato, che da subito l’autore ci fornisce per poter leggere questa sua opera: è quello di prepararsi al canto, che la sua particolare partitura ritmico-metrica… rende naturalmente leggibile e sonoro. Trascina il modo di scrittura di Umberto Simone alla lettura cantata; cantata come una antica nuova preghiera.

(qui il testo completo: https://www.navuss.it/news/poesia-turisti-nella-luce/7-6595.html)

                                                           Massimo Ridolfi

Umberto Simone è nato nel 1949 a Monfalcone, da padre pugliese e madre istriana. Ha trascorso in Puglia infanzia e adolescenza, quindi si è laureato in Medicina a Padova. In seguito si è trasferito a Pisa, ove è mancato il 10 luglio 2023.

Ha pubblicato le raccolte: L’isola delle voci (Ed. E-et Ci 2001, premio “Diego Valeri” 2002) e Il sacco del curdo (Il Ponte del Sale, 2008, premio “Massa città fiabesca” 2010, premio di Civitella “O. Pelagatti” 2012).

Per il Ponte del Sale ha collaborato con Ombre come cosa salda. Il Purgatorio letto dai poeti, Canti I-IX, commentando il secondo canto. Un suo testo è apparso in In classe, con i poeti (Puntoacapo, 2014). Ha inoltre scritto numerosi articoli, dal settembre 2009 al settembre 2011, per il mensile di approfondimenti culturali Riflessi online.

Turisti nella luce, il suo ultimo libro, è uscito postumo per i tipi di Puntoacapo nell’ottobre 2023.

Un commento su “

  1. vengodalmare
    21/05/2024

    Sarà fatto! Conoscere questo poeta di cui calorosamente è con stima parlate sarà per me grande gioia. Grazie.

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Informazione

Questa voce è stata pubblicata il 21/05/2024 da in Antonio Alleva, ospiti, poesia, puntoacapo, Turisti nella luce, Umberto Simone.