Amo questo freddo
Amo questo freddo di cristallo
bianco ed implacabile,
tagliente.
Taglia anche l’anima
e la dispiega, dal diritto al rovescio,
come si fa quando si stende
un capo delicato.
Se per caso cammini, sola,
lungo un sentiero di neve,
puoi leggerne i nodi,
evidenti sul rovescio.
Puoi tentare di scioglierli, con diligenza.
Il rischio è tornare a casa scorticata.
*
E’ tutto un volare di gazze, oggi,
bianche- nere e gracchianti,
interrompono l’azzurra quiete
drappeggiata d’oro rosso.
Via, volate altrove,
a me lasciate il silenzio,
e l’acero al discreto pettirosso.
*
Il ricordo
Ed arriva l’ora del ricordo,
quello che brucia come fuoco
quello che non cede alla primavera
al vento alla cura dei fiori
all’allegretto mozartiano.
Quello che vorresti estirpare
viticcio infestante,
cavandolo dal cuore con furia o compassione.
-Quello che nutri nonostante-
Dissotterri i bulbi con cura
ti sporchi le mani di terra
innaffi gli ultimi ciclamini.
Recidi le bianche calle che ami
ed il ricordo è là,
emerge come lo spadice giallo,
ferita necessaria.
*
Precipizio
Nel precipitare dei giorni
invano cerco appigli
tra le ripe scoscese.
Altro non trovo che cespugli,
alcuni spinosi, altri facili a sradicarsi,
inutili erbe senza coraggio.
Vorrei trovare ramaglie solide
e poter guardare verso l’alto,
come suggeriscono
le guide soccorrevoli,
e non indugiare
come una capra straniata,
persa sulla costa pietrosa.
*
Caro amico Jiri,
una bestia maligna
la vita di Praga,
le fauci insozzate di sangue,
per te che appartenevi ai piovaschi
ed alle siepi.
-Jsem plìskanic a plotu a trav-
Tu che approfittavi
di ogni momento azzurro
per raccogliere granelli d’oro
impigliati nel setaccio di giorni ignobili,
da quel 16 marzo dei tuoi venti anni.
Sbavavano i cani,
liberi per le vie della città
e tu volevi fare poesia
-Citìm to v celèm tele…-
solo poesia -quella grande,
quella che cresce dentro-
come dolore non placato,
come urlo trattenuto
come voglia di libertà,
indomabile cresce.
-Màm velkou …-
Non è bastato il tempo,
tu carta che il vento strappa con furore
ed accartoccia ai bordi della strada.
A Praga, nello spettrale cimitero,
molti lasciano ciottoli di memoria,
io ti lascio una mela
grossa e succosa di vita.
“Ho una gran voglia di una mela grossa e succosa. Ho una gran voglia di una passeggiata breve, tagliente e piena di gelo. Ho una gran voglia di libertà” (J.Orten, 20/11/1940)
Jiří Orten (vero nome Jiří Ohrenstein) (Kutná Hora , 30 agosto 1919 – Praga , 1º settembre 1941).
Di famiglia ebrea, e fratello del regista Ota Ornest, studiò nel Conservatorio di Arte drammatica di Praga fino al 1939, anno cruciale per l’Europa e per la vita di Orten. In Boemia e in Moravia arrivarono le truppe tedesche di occupazione ed entrarono immediatamente in vigore le Leggi razziali del Terzo Reich . Ebbe una vita brevissima, poiché morì a soli 22 anni in seguito ad un incidente stradale: fu investito da un’ambulanza tedesca. Fu seppellito nel nuovo cimitero ebraico di Praga.
A 17 anni, nel 1936, iniziò a scrivere in giornali e riviste, e dal 1939 a causa delle leggi razziali si servì degli pseudonimi Kerel Jìlek e Jiřì Jakub.. Nella sua breve opera letteraria riuscì ad esprimere la sua concezione negativa dell’esistenza, il senso di dolore e angoscia, e la coscienza di una morte imminente; una concezione della vita emblematica per tutta la sua generazione costretta a vivere in una condizione storicamente difficilissima, minata da pericoli imminenti, priva di prospettive di futuro, di normalità e serenità.
*
Stamane,
al cospetto di un giovane Sole,
mi sono proclamata regina.
Un piccolo regno azzurro
-a mia misura-
difeso da amazzoni gentili,
armate di onde spumeggianti,
e che mai sposeranno uomo,
fedeli al loro compito.
Una corte di pietruzze levigate,
che mi narri di amori passati.
Un solo gabbiano a sorvegliare
dall’alto, senza arroganza alcuna.
Una lieve medusa palpitante
a guardia del ponte levatoio.
*
Mariella Smiroldo nasce a Messina, sotto il segno del Sagittario, nel dicembre del 1953 ma, al seguito della famiglia, vive tra la provincia di Brescia, dove tuttora abita, e Padova, sede dei suoi primi studi universitari. Dopo la frequentazione del Liceo Classico si laurea infatti in una disciplina scientifica; le rimane tuttavia una nostalgia perenne nei confronti delle belle lettere e della cultura classica in generale. Scrive poesie in silenzio e discrezione, viaggia qua e là a raccogliere suggestioni ripercorrendo i passi di molti suoi amati autori , e giunge infine ad un secondo percorso universitario conseguendo una laurea in lettere, finalmente pacificata con se stessa e con il mondo.
Con gioia, grazie a Perigeion ed in particolare al poeta Francesco Tomada
"Mi piace"Piace a 1 persona
molto belle, grazie
"Mi piace""Mi piace"
Mariella Smiroldo, poeta tanto schiva quanto *deliziosa* (è uno dei suoi aggettivi preferiti, che di fatto le calza a pennello).
Quello che la contraddistingue: un senso innato per l’umano, la vicinanza e l’empatia nelle situazioni di difficoltà, ma anche nella semplice speciale amicizia, un amore grande per la letteratura con la predilezione alla poesia che pratica da anni. Purtroppo come spesso accade alle persone più attente agli altri, è fin troppo critica su se stessa.
"Mi piace""Mi piace"