perìgeion

un atto di poesia

Carlo Tosetti, Poemalieno

a cura di Roberto R. Corsi

Le quindici stanze del Poemalieno di Carlo Tosetti, che ho il piacere e il privilegio di ospitare qui, giocano con sapienza metrica e immaginifica su una delle domande – siamo soli nell’universo? – più radicate nell’immaginario collettivo.
Assimilando e rielaborando, con la sua peculiare attenzione ai dettagli, un ricco retroterra imperniato – certo – sul flaianiano Un marziano a Roma, ma anche sulle suggestioni di totem visivi quali Essi vivono di Carpenter o la serie tv Visitors ( V ) di metà anni ’80, Tosetti ripercorre il leitmotiv della coesistenza con gli alieni, desacralizzandolo e rendendo l’extraterrestre ovviamente un riflesso delle nostre contraddizioni esistenziali, ipocrisie spicciole, aspirazioni intra- od oltremondane (notevole la chiusura). Per tacere di una possibile interpretazione caustica “di risposta” al “gombloddismo” dei nostri tempi e alla sua variante rettiliana.
Sul piano metrico, l’ottonario (caro anche ad altri poeti nuovi, sospesi tra umorismo e disincanto, come Alessandro Madeddu) assicura quell’andamento di filastrocca che catalizza la sostanza iperbolica e surreale del poema.

***

POEMALIENO

I.
Vengon da galassie morte,
ormai spenti lumicini
(che vediamo puntiformi),
atterrati da milioni
di milioni d’anni luce:
sono amici, tuoi vicini.

II.
Oggi più non li distingui.
Portan comodi orologi,
certi sopra, come Agnelli,
e la moka, la mattina
gli comunica strozzata,
gorgogliando, la levata.

III.
Attraversano la strada
con il verde, son civili.
La cartaccia non si butta
come s’usa fra gl’umani,
se l’ingollano contenti:
sono post-vegetariani.

IV.
Sposano una religione,
quale sia, per integrarsi,
ma il Profeta antico loro
vide Dio, l’unico vero,
nella grande madre santa
della scienza: l’equazione.

V.
Non si lavano, perché
hanno un campo deboluccio
di magnete che respinge
ogni sporco, ogni sudore
spande candido l’aroma,
che ricorda il karkadé.

VI.
Se li inviti per la cena,
loro accettano cortesi,
ma non hanno i nostri enzimi.
Dopo, a casa, ben distesi
– l’hanno appreso dai romani –
bevon litri di verbena.

VII.
Nello sport sono eccellenti,
hanno un sangue poco denso,
non disdegnano monossido,
brillan nella maratona,
agli esami non risulta
l’uso dell’anfetamina.

VIII.
Leggon facile i pensieri,
anche libri, sai, però.
Sono inclini ai saggi brevi,
divorati come niente
dietro a seri occhiali scuri,
passatempo nel metrò.

IX.
Fan lavori di concetto
(grandi esperti di big data).
Per il pranzo s’accontentano
di sorbire un’aranciata.
Han carenza di metalli
– pare forse per il clima –
si nascondono nel cesso
masticando la lattina.

X.
Prediligono vacanze
d’inverno perché al caldo
dell’estate stanno bene,
meno al fresco della sera.
Son genetici ricordi:
si cantava come in gita
nella capsula infiammata
trapassando l’atmosfera.

XI.
Tolti gli abiti, fra loro,
sono poi lucertoloni:
come iguana, senza creste,
sono eretti, due le facce.
Una torva, dietro lieta,
come la tragedia greca.

XII.
Non s’accoppian con gl’umani,
per custodia della specie.
Se li tenti, fanno scuse,
dicon d’essere impotenti,
hanno un pene elicoidale,
corto e fisso, trasversale.

XIII.
Quando muoiono, ma è raro,
seccan tosto come al sole.
I parenti, all’ora grigia
danno loro estrema unzione
con dell’olio vegetale:
li conservano in carpione.

XIV.
Sono morti accidentali:
folgorati o messi sotto,
una caduta o l’asfissia,
all’istante gli s’incolla
la divisa degli umani,
niente vede l’autopsia.

XV.
Hanno un loro paradiso,
lo ricavi calcolando
bene il moto relativo,
ma non è d’incanto il luogo,
non si pratica perdono:
è soltanto un magazzino.

____
La foto dell’A. ci è stata da lui gentilmente concessa ed è di sua proprietà.

Informazioni su Roberto R. Corsi

"La perdita e il perdono" (Pietre Vive, 2020). Mi trovi come @rrcorsi su Instagram / Telegram / Threads.

Un commento su “Carlo Tosetti, Poemalieno

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Questa voce è stata pubblicata il 10/10/2019 da in letteratura italiana, poesia con tag .