perìgeion

un atto di poesia

Michele Ortore, Buonanotte occhi di Elsa

a cura di Roberto R. Corsi

Fu Gian Ruggero Manzoni, riscontrando con una nota il mio primo libercolo, a rivelarmi la regola per cui un esordio poetico tende in più di un caso a essere una prova enciclopedica: forse a causa dell’endorfina del debutto, l’Autore raramente si risparmia e invece trasfonde su carta tutto se stesso, in un caleidoscopio di nomi e rimandi; specialmente se li studia, se ne occupa o li considera comunque vivi, parte della propria esistenza. È sicuramente il caso di questa primizia di Michele Ortore, la raccolta Buonanotte occhi di Elsa uscita nel 2014 per Vydia: il poeta e italianista è anche esperto di teatro e dunque ha un bel ventaglio sapienziale con cui condire la sua osservazione. A partire dal riferimento titolistico ai famosi versi di Louis Aragon per la compagna di una vita, Elsa Triolet; riferimento che può prendere le sfumature “autentiche” di amore e benevolenza o, per il tramite della «buonanotte», significare l’esaurirsi di un rapporto.
Il dato più evidente del libro, come evidenziato da Maria Grazia Calandrone nella prefazione, è comunque il suo andamento binario (non imperfetto): la prima sezione Amare i paraventi (Olmi?) rappresenta una (a mio avviso qualitativamente molto valida) sospensione, un trattenersi a forza dall’alluvione di riferimenti per cantare l’amata con toni molto lirici, delicati, lessicalmente piani, nudi.
Poi, nelle altre due sezioni, Favole al telefono e la “stringh-gente” Corde nel vuoto, avviene quello switch efficacemente descritto dalla Prefatrice come: «manifestazione di vita e, insieme, apparizione del suo rovescio parlato». Rovescio, oltre che “parlato”, umorale, nel passaggio dalla serietà amorosa all’ironia e autoironia, osservando lo sfilare della commedia umana. Concedendosi addirittura al gioco enigmistico, fonetico: «canóne/cànone», «un luccio da un leccio», «Risibili sibili lirici», «carfùr fa rima con darfùr», «ma Derrida non te li dà – è già tanto che non derida», «Lisa la medaglia lisa si chiamava». Poesie, quelle dal titolo “Rodariano” in poi, dall’andamento spesso torrenziale (ma attente, come abbiamo appena visto, al minimo scarto), e piene di personaggi illustri che ri-giocano la propria partita (Celan ha guadato la Senna); poesie ansiose nel gioco di specchi del rimbalzo continuo tra cultura (non immune da autoironia: «sapere sapere sapere e non capirci un cazzo»; cfr. anche la poesia Caino) e vita; per ritrovare la pacatezza nell’ultima lirica, L’attualità della stella diana, che ha in sé elementi di disincanto “aspasiano” e del rituale “congedo al lettore”.

***

Blu steso nel letto, serenamente

L’alba ci disimpara,
ci spreme come pula ponente,
gatti dietro l’ellisse di una foglia.
L’alba per circa quindici minuti
è come un blu disteso
su letti di strame e di ossessioni, che
prima di salire le scale
stringe, come un gioco di rime,
la mano della donna rannicchiata: rimarrà
per entrambi il tentativo

*

Amare i paraventi

Forse, come in certi proverbi, l’anima è quel riflesso
smerigliato, di pomeriggi avvolti in mèsse
e consegnati ai tiepidi granai del ritorno,
della permanenza, dell’alba rossa tra le spighe.
E a volte un proverbio, anche se drenato
nei vetri delle ampolle e nelle pance dei filosofi,
nelle carte fragili e nei canti dimenticabili,
si dimostra vero:

quando mi svegli dalla vita e guardi,
sei la nuotatrice cieca che affresca
nell’acqua i proverbi più veri,
volti che restano costellazioni,
coralli intensi
oltre lo scoglio

*

Questi miei

[Trama del cortometraggio: facciata del supermercato – un elemosinante ha un piede a patata – divento un idrante]

questi arti appesi
al cavo disossato del mio petto
li trascino idrante per la strada
ho già il ferro nei garretti
sono tubi lacerati le mie braccia
innaffio e non lo so
eppure faccio finta di sapere
quando si aprono da sole le due porte
e c’è un piede come un tubero contorto
senza dita a framezzare quello sporco
chiede venia e tre monete
le radici in un cartello scritto a penna
carfùr fa rima con darfùr e che
che il lampione è rotto e non si vede altro
ma trascino dietro i passi
le due gomme dalle ascelle fino a terra
annacquo e segno la mia strada
Pollicino mio malgrado
io non le amo interrate le patate
e non so e mi permetto di sapere
quel sapere che c’è nel non guardare
non guardare come l’elce mentre crede
d’essere altro e più del leccio
nonostante non ho tante
non ho tante nonostante
parole da dire

penso all’Irlanda e alla sua carestia:
due porte automatiche masticano
il bolo con la sporta

*

Dauer im Wechsel [estratto]

Eppure, se solo chi afferma il silenzio
scegliesse ogni tanto il silenzio, sentirebbe

cadere sul timpano
la campanella delle corde ritorte alle meccaniche,
il lume della mente nel fondale,
corde in lunghezza d’onda a forza dieci,
la sincronia dei granelli nella schiuma,
i minerali nascosti e le lune lente sopra gli uliveti,
e il bistro a maturare nei faggeti per cerchiarsi
un giorno gli occhi con la mano pencolante sullo specchio
mentre il vero sguardo scivolando
lascia vuoti i bulbi
e attraverso il retro del bianco oculare
cerca nella palta più profonda il riparo
dalla filosofia del calpestio

*

Caino

Magari tornasse ancora sulle braccia
tra gli infissi delle scapole il teorema
di un pomeriggio aperto e questa
finestra ora è (il palafreno del sole):
“Ti ho sognato, lo sai, eri il minuetto della luce”
lo stropicciarsi bello del bosone di Higgs
senza saperlo, il segreto è quello, senza saperlo:
perchè sia possibile ancora incontrarti
oggi che agito ogni corteccia nelle mie geometrie,
prego in un solitario chiudere gli occhi (vedo)
la disposizione di ogni cardo (sciolgo)
il mazzo nella mente e nell’azzardo
sapere senza il sapere, come formica nei ghiacci

e tu che tracci
il rapidissimo incavarsi del tempo
(userai l’altalena)

_____

Michele ORTORE, Buonanotte occhi di Elsa, Montecassiano MC: Vydia Editore, 2014, pp. 95]

Informazioni su Roberto R. Corsi

"La perdita e il perdono" (Pietre Vive, 2020). Mi trovi come @rrcorsi su Instagram / Telegram / Threads.

2 commenti su “Michele Ortore, Buonanotte occhi di Elsa

  1. Pingback: Michele Ortore, Buonanotte occhi di Elsa (su Perìgeion) | Roberto R. Corsi

  2. francescotomada
    18/11/2017

    Mi fa un particolare piacere ritrovare Michele qui, perché trovo che sia un ottimo autore ed una persona realmente disponibile al dialogo e al confronto, una dote preziosa e non comune.

    Francesco

    Piace a 1 persona

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.