perìgeion

un atto di poesia

Petr Hruška, La poesia non è la decorazione della vita

di Francesco Tomada

L’occasione per soffermarci sulla poesia di Petr Hruška, uno del maggiori autori contemporanei della Repubblica Ceca, viene offerta dalla pubblicazione da parte dell’attivissima QuDu de Il soggiorno breve delle parole, un’agile plaquette che contiene testi tradotti da due studentesse dell’Università degli Studi di Udine, Elisa Bin e Miriam Coccia, coadiuvati dall’autrice Jana Sovová; ciò permette inoltre di ricordare che nel 2014 venne pubblicata da Valigie Rosse la raccolta antologica Le macchine entrano nelle navi, che racchiudeva estratti da cinque lavori di Hruška precedentemente editi in patria.

“La poesia non è la decorazione della vita”, afferma l’autore, e la sua scrittura tiene fede a questa premessa. La poesia di Hruška, spesso breve, talora epigrammatica, a volte è davvero poesia dell’istante: ha la capacità innata di saper cogliere un momento che altrimenti sarebbe sfuggito, un taglio di reale da una prospettiva secondaria, e poi offrirlo con parole dirette e denudate allo sguardo del lettore. Non è però un gioco da illusionista, tutt’altro, perché Hruška utilizza queste immagini come grimaldello per andare in cerca di una profondità differente nella vita: pare quasi che la sua sia ricerca non tanto dell’istante in sé, quando del valore assoluto che un singolo istante è capace di rivelare, caricandosi delle aspettative, delle speranze e anche del peso di una vita intera.

Si tratta quindi di una scrittura apparentemente semplice dal punto di vista letterario, ma complessa invece da quello delle tensioni e del significato, in cui la capacità di cogliere momenti di epifania – rivelatrice e sorprendente già in se stessa – conduce verso una lettura stratificata dell’esistenza.

Anche se quasi sempre lo sguardo di Hruška si sofferma sulla vita privata, la sua poesia riesce quindi a porsi in comunanza con gli altri: nella sua rinuncia ad ogni artificio letterario, nella sua opera di sottrazione spinta ai limiti della fragilità, l’autore riesce a costruire un rapporto naturale di empatia da cui incamminarsi su una visione comune del mondo, che non di rado si allarga a gesti di compassione e di pietas che contribuiscono anch’essi ad estendere la poesia verso un orizzonte sociale e comune.

L’intransigenza della ricerca di Petr Hruška, quindi, non è soltanto poetica; essa piuttosto appare come un’intransigenza prima di tutto umana, e soltanto in seguito si trasferisce sulle pagine. Quello che ne risulta è una poesia limpidissima, immediata ma tutt’altro che banale, una scrittura che diventa preziosa perché, affrontandola da lettori, porta in sé la capacità di trasmettere l’emozione e l’urgenza che ne hanno accompagnato la nascita.

***

da Il soggiorno breve delle parole, QuDu, 2017

 

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traduzione di Elisa Bin e Miriam Coccia in collaborazione con Jana Sovová

 

Červenec

 

Přibývá květinových vzorů

klidné kručinky

v čalounění

po krajích dek

stále máš šaty přiléhavé

jen říkám že přibývá

tichého květování

 

Luglio

 

Crescono motivi floreali

quiete ginestre

sulle imbottiture

lungo gli orli delle coperte

indossi ancora il tuo abito aderente

dico solamente che avviene

una silenziosa fioritura

 

*

 

Červenec

 

Lijavec jasu

bůh jde kolem oken

ráno na postelích

rozházeni jako po dálničním neštěstí

věci v noci

zase nebyly

přistiženy se vrací

bůh jde kolem zdí

strmých zdí s policemi

 

Luglio

 

Un acquazzone di luce

dio passa accanto alla finestra

noi la mattina nei letti

sparsi come dopo un incidente

di notte le cose

di nuovo non c’erano

colte sul fatto ritornano

dio passa accanto ai muri

muri a strapiombo con le mensole

 

*

 

Červenec

 

Přistupuju ke krajům

pozotvíraného

ke slunečním pruhům

vzpříčeným ve světnicích

u škvír hrozivě stojím

vidím jakési štěstí

podle všeho

to svoje

 

Luglio

 

Mi avvicino ai margini

dello spalancato

alle strisce di sole

incastrate nelle stanze

minaccioso sto in piedi sugli spiragli

vedo una felicità sconosciuta

a quanto pare

la mia

 

*

 

Svítím

 

Poslední škvíra světla

v domě

Masařka únavy

pobzukuje kolem hlavy

 

Jako bych tím psaním

živil sebe

nebo rodinu

A já tak stěží

tu kolčaví

co má hnízdo

hned pod trámem

srdce

 

Ancora acceso

 

L’ultimo spiraglio di luce

in casa

La mosca carnaria della stanchezza

ronza attorno alla testa

 

Come se con questo scrivere

provvedessi a me stesso

o alla famiglia

E invece a malapena

riesco a sfamare le quattro donnole

che hanno la tana

proprio sotto la trave

del cuore

 

***

da Le macchine entrano nelle navi, Valigie Rosse, 2014

 

Cover-Hruska

 

traduzione di Jiři Špička in collaborazione con Paolo Maccari

Nocleh

 

tiráky řvaly jak hladová

noční zvěř

volala jsi na mne cenu

pokoje pro dva

chlápek od pumpy

kostnatý nevyspáním

nás pak vedl po strmém schodišti

Berlín Krakov Terst všechno

bylo za náma

nikdy jsem neviděl

tak úzký pokoj

když jsme se chtěli otočit

museli jsme se obejmout

 

Pernottamento

 

i tir urlavano come fameliche

bestie notturne

mi hai gridato il prezzo

della camera doppia

il tizio del distributore

ossuto dal poco sonno

ci ha poi condotti sulla scala ripida

Berlino Cracovia Trieste tutto

era alle nostre spalle

non ho mai visto

una camera così stretta

quando ci giravamo

dovevamo abbracciarci

 

*

 

Před koupelí

 

svlékla ses

čtyřicetiletýma rukama

a otočila se

k zásuvkám

kde už tak strašně dlouho

máme krémy břitvy a nářadí

uhnul jsem očima

před tou krásou

a pamatuji si jenom

bílý hřbet

Giottovy monografie

 

Prima del bagno

 

Ti sei spogliata

con le mani quarantenni

e ti sei girata

verso i cassetti

dove da un tempo terribilmente lungo

abbiamo creme rasoi e utensili

ho sviato gli occhi

di fronte a quella bellezza

e ricordo soltanto

il dorso bianco

della monografia di Giotto

 

*

 

Co ještě chci

 

Ve zprávách se oběsila

polská školačka.

 

Nemohu se tam dostat

přes další přicházející zprávy,

abych ji objal v kolenou.

A

malinko pozdvihnul.

 

Cosa voglio ancora

 

Al telegiornale si è impiccata

una scolara polacca.

 

Non riesco a raggiungerla

attraverso altre notizie che arrivano,

per abbracciarle le ginocchia.

E

un pochino sollevarla.

 

*

 

Dveře

 

Vždycky se ty dveře zavíraly, samy od sebe,

léta letoucí, s pomalým chvatem.

Teď se ani nehnou.

 

Před nimi žena zvedá provinile velkou

spodní košili, která v noci spadla ze šňůry.

Muž se dívá na ženu s tou košilí. Asi vítr.

Někdy v noci.

 

Oba by chtěli vědět kdy, kdy přesně se to

stalo, oba by chtěli být v té chvíli.

 

La porta

 

La porta si chiudeva sempre, da sola,

per tutti gli anni, con uno scatto lento.

Ora non si muove di un dito.

 

Di fronte a lei una donna raccoglie una larga

sottoveste, colpevole, che di notte è caduta dalla corda.

L’uomo guarda la donna con la sottoveste. Forse il vento.

In un istante della notte.

 

Tutti e due vorrebbero sapere precisamente quando

è accaduto, tutti e due vorrebbero vivere quell’istante.

 

***

 

 

 

 

2 commenti su “Petr Hruška, La poesia non è la decorazione della vita

  1. ninoiacovella
    23/11/2017

    Quando si legge un vero poeta appare più netta la distanza con chi tenta di scrivere poesia e poeta non lo è.

    Piace a 3 people

  2. marco ercolani
    25/11/2017

    Osservazione esatta. La poesia sulla bambina polacca è davvero incisiva e in pochi versi concentra il desiderio di una impossibile pietà.

    Piace a 2 people

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