perìgeion

un atto di poesia

Milan Dobričić, Beati sconfitti

 

 

bea

 

 

 

Una battaglia persa in anticipo, 

come quasi tutte le battaglie dei poeti.
 
Roberto Bolaño
 
 
 

Chi si accostasse alla lettura della raccolta antologica Beati Sconfitti di Milan Dobričić, si troverebbe di fronte a un lirismo corrosivo, penitente, per recuperare un termine caro alla nostra tradizione letteraria, “petroso”. D’altronde, l’affinità alla poetica Dantesca non è poi così peregrina come potrebbe apparire di primo acchito; basta leggere alcuni versi come i seguenti per rintracciare una matrice purgatoriale, un’acuminata forza del verseggiare che apparenterebbe due autori così lontani nel tempo e nello spazio:  

 

L’aria è intrisa della tensione dei denudati,

della sventura dei dannati, della paura del male. (Castigo)  

 

Adesso camminiamo lungo l’asfalto dell’autostrada con n corsie,

paralleli, uno accanto all’altro, 

traballando vicino alla recinzione metallica,

corriamo senza freni verso l’orizzonte.

Oggi piuttosto il mondo è un tavolo piatto

e sul suo bordo tutti, incolonnati, precipitiamo. (Autostrada)            

 

Siamo solo alle prime pagine e già si percepisce un’aura drammatica, un’atmosfera ferale. Quale sia il dramma che sottende questa tensione lo scopriamo facilmente leggendo le brevissime righe della biografia dell’autore. Milan Dobričić è serbo e ha vissuto la sua adolescenza, (nato nel 1977), nel pieno dell’atroce esperienza che fu la guerra dei Balcani. Anche se nella nota non troviamo nessun riferimento a questi avvenimenti, il sentimento del tempo, la weltanschauung, riferita a quel periodo è furiosamente presente nei testi dello scrittore di Belgrado e il tema della guerra è pressoché totalizzante. Ad onor del vero, raramente il riferimento storico e fattuale, specifico, a personaggi, luoghi, avvenimenti di quella vicenda appare, semmai lo si ritrova trasfigurato in molteplici immagini e situazioni narrate. Sembra piuttosto che la dimensione del lutto, della tragedia, identificata (le due guerre degli anni novanta con il loro debito di morte), si metaforizzi in una prospettiva umana globale, come se quella guerra divenisse una Guerra comune, come se la lotta, la sofferenza, la resistenza di Uno si trasformasse in quelle di Tutti.

(dalla prefazione di Alessio Alessandrini)

 

I testi che seguono sono tratti dalla raccolta antologica Beati sconfitti (Arcipelago Itaca, 2019).

Traduzioni di Anton Spazzapan e Francesco Tomada.

***

 

 

KAZNA    

 

Negde, u daljinama tuđim,

biju doboši prevučeni u crno.  

 

Hladan vazduh vije na bregu

između suvog drveta i mene.  

 

Vazduh ispunjava napetost golog,

nesreća kletnika i strah zlog.  

 

Moje disanje – hladan vetar vije,

bat srca – doboš prevučen u crno.

 

CASTIGO  

 

Da qualche parte, in una terra straniera, 

risuonano dei tamburi ricoperti di nero.  

 

L’aria gelida scende lungo il pendio,

fra me e il tronco di un albero secco.  

 

L’aria è intrisa della tensione dei denudati,

della sventura dei dannati, della paura del male.  

 

Il mio respiro – un vento freddo che soffia,

il battito del cuore – un tamburo ricoperto di nero.

 

***

AUTO-PUT    

 

Gledam; odavde gde sam,

lepo se vidi:

kako mi mladi starimo,

i kako ne postajemo ništa.

Nekad su se duhovi jagmili

da im se ime negde upiše.

Sad hodamo asfaltiranim auto-putem sa x traka,

paralelno, jedni pored drugih,

mašemo preko metalne ograde,

srljamo nezadrživo ka horizontu.

Ako ikad, svet je danas ravna ploča

preko čijeg ruba svi, u kolonama, padamo.

 
AUTOSTRADA 

 
Sto guardando; da dove mi trovo

si vede chiaramente:

come noi, i giovani, stiamo invecchiando,

e come non stiamo diventando nulla.

Una volta il nostro animo si dibatteva

per lasciare in qualche modo una traccia di sé.

Adesso camminiamo lungo l’asfalto dell’autostrada con n corsie,

paralleli, uno accanto all’altro, 

traballando vicino alla recinzione metallica,

corriamo senza freni verso l’orizzonte.

Oggi piuttosto il mondo è un tavolo piatto

e sul suo bordo tutti, incolonnati, precipitiamo.

 

***

REVOLVING AROUND YOU 

Mikici

Sediš mirno, na ljuljašci, ugledao sam te iz voza.

Kao krijumčari, stubovi bi šmugnuli, jedan po jedan,

čineći ovaj film izlizanijim.

Izgleda da je naš susret morao da bude star.

Ispod voza pragovi tutnje kao ponornica,

a tvoja ljuljaška je centar revolucije.

S one strane provlači se traka obzorja,

s ove se zeleni tepih razliva u mrlju.

I tek si tada, uz sam rub okna,

mahnula rukama, zaljuljavši se.

 
***

REVOLVING AROUND YOU               

        

a Mikica  

 

Sei seduta immobile, su un’altalena, ti ho vista da un treno in corsa.

Come contrabbandieri i paletti fuggivano via uno ad uno,

rendendo la scena ancora più sfumata.

Il nostro incontro sembrava scritto da molto tempo.

Sotto il treno le traversine rimbombano come un torrente ipogeo,

e il tuo dondolare è il centro del movimento.

Da quella parte, la linea dell’orizzonte si trascina,

da questa, il tappeto verde si riversa in una macchia.

E solo allora, quasi al margine del finestrino,

hai mosso le mani, oscillando appena.

 

***

SMRT    

 

Ptica brižno gradi kolevku od perja i novina.

Tiho, u senovitom uglu, i noću, bez svedoka,

ona telom greje svoja sićušna, neoplođena jaja.

Mada predodređena da u sebi skriju pokret,

ona ipak nisu dovoljno sitna 

da se u njih ne bi mogla uvući smrt.

 

MORTE 

 
Un uccello costruisce con cura un nido di piume e giornali.

In silenzio, in un angolo ombroso, di notte, senza testimoni,

riscalda con il suo corpo le fragili uova non fecondate.

Anche se sono destinate a custodire in sé il movimento,

non sono abbastanza minuscole

da poter impedire che vi si insinui la morte.  

 

***

EPITAF    

 

Ne dolazite mi na grob!

Ne volim da mi neko

stoji nad glavom.

 

EPITAFFIO  


 
Non venite alla mia tomba!

Non mi piace quando qualcuno

mi mette i piedi in testa.

 

***

PROMAŠAJI    

 

Ptica je promašila

prozorsko okno

i uletela  

 

promašila drugo

i izletela  

 

dva čista promašaja

i odletela

 

 

ERRORI 

 
Un uccello ha mancato

il vetro della finestra

ed è volato dentro  

 

ne ha mancato un altro

ed è volato fuori  

 

due evidenti errori

ed è volato via

 

***

 

 

 

 

 

 

 

Un commento su “Milan Dobričić, Beati sconfitti

  1. ninoiacovella
    29/06/2019

    Poesia che mi ha colpito profondamente.
    Arcipelago Itaca sta facendo un lavoro di spessore.
    Grazie Francesco per la proposta.
    Ordino il libro.
    Nino

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Questa voce è stata pubblicata il 25/06/2019 da in letteratura serba, poesia, traduzioni con tag , , , .