di Nino Iacovella
Francesco Ottonello, cagliaritano di formazione letteraria e di famiglia d’arte (da poco è scomparso suo zio Antonello, famoso pittore e scultore isolano) confessa: questo libro è un esordio sottratto alla censura che nasce dopo due raccolte precedentemente soppresse. Un libro confessionale, lirico dai contorni tematici classici che fa ricorso a una lingua chiara e aderente al vissuto. C’è la terra sarda e la sua lingua, il suo mare e le sue spiagge, un paesaggio unico che farà sempre da contraltare alla morsa malinconica che affligge l’autore.
Isola aperta è una Sardegna che non ti racchiude più nel suo confine. È il poeta che esce dalla sua placenta di solitudine per manifestarsi al mondo.
Conosco la Sardegna e soprattutto conosco la Sardegna del Sud, dove la vita e la poesia del poeta prende forma: terra-isola, terra-madre dal quale non potrai mai staccarti definitivamente. Come in Sergio Atzeni de Il quinto passo è l’addio, nella poesia di Ottonello viaggia il senso d’inquietudine per un desiderio di libertà impossibile da raggiungere se non attraverso uno strappo netto e doloroso dalle proprie radici. Ma come ci si sentirà sempre estranei nell’isola, poi ci si sentirà sempre stranieri altrove. Questo è il destino di molti dei suoi figli.
La Sardegna è isola matriarcale dove gli uomini la fanno da padrone. Il maestrale è un dio che non ammette resistenza alla sua forza arcaica, trascendentale. Tra queste forze archetipiche, il giovane poeta Ottonello scrive il suo seminario sulla gioventù, attraverso una raccolta poematica di formazione che mette in risalto la difficoltà di vivere nell’amore e nell’arte in una terra che tutto illumina ma poi brucia.
“Sarai sterile, tua madre morirà” è il peso da portare addosso, l’ammonizione per una stirpe che non avrà più nessuno su cui contare. E non esistono momenti di pace, anche dopo i giorni di maestrale, quando nel giardino della casa permane il monito dei vecchi alberi caduti al suolo: il poeta riflette sulle parole della madre, il ciclo della vita, la volontà d’immedesimarsi in un giovane albero per resistere ancor più al vento, ma solo per accrescere il dolore dello strappo, lo sradicamento già deciso, intenzionale e ineluttabile.
La gioventù e le pulsioni amorose, la forza vitale prorompente che inebria e allo stesso tempo ottunde nel ritorno alla realtà: basta un semplice squarcio nell’idillio provocato dal dettaglio di una dimenticanza, come in questo testo intitolato “Alla fine del trimestre”: “Saltare sulla bicicletta di uno / che dà brividi alla pelle di nuovo viva, / essere riportato nella nuova casa / ormai vecchia di qualche stagione, / dimenticare il cellulare nel parco / la settimana prima di partire perdere tutto // senza numeri senza foto né ricordi / aspettare che vengano a prenderti / e di nuovo essere / riportati nella vecchia casa, / sapere che è breve il tempo della vita.
Questo libro possiede il dono di essere vero e puro. E la sua forma letteraria si piega a un’umanità, quella dell’autore, che non chiede nient’altro che mostrarsi.
Interno Poesia, 2020
Sarai sterile tua madre morirà –
il mio grido assorbito dalla terra
dentro qualcuno, e niente, eppure, sai
essere di parola è scrivere
solo per un gesto
Dopo i venti
Il giardino della nostra casa
ha alberi morti accasciati al suolo.
Residui di indolenza, così mia madre
pensa e io – io che faccio le radici
per essere staccato, per portarmi via.
arriveranno domani ripuliranno il giardino.
Alla fine del semestre
Saltare sulla bicicletta di uno
che dà brividi alla pelle di nuovo viva
essere riportato nella nuova casa
ormai vecchia di qualche stagione,
dimenticare il cellulare nel parco
la settimana prima di partire perdere tutto
senza numeri senza foto né ricordi
aspettare che vengano a prenderti
e di nuovo essere
riportati nella vecchia casa,
sapere che è breve il tempo della vita.
Dop l’Erasmus
Sogno di trovarti là, ancora in quel prato
ci risiamo, io, controllo il GPS dell’app
ipotizzo la distanza, lo spazio che separa
sapendoti in fuga ma senza una fuga
dissoluzione di tutti i miei mali
interdizione, una vita per tutti
quanti ragazzi saranno ora lì
al posto nostro, forse tu in Cina
io in affitto in una città non mia,
compreremo del pollo in offerta
pentiti di avere per nulla una vita.
Mia madre mi ha detto “il fluire parte da uno zoccolo pesante”
Le ho risposto ma io non sono un cavallo
lei ha ribattuto figlio è solo una metafora
trova qualcosa da non comprare, qualcosa
che non sai, che non puoi, metterti da solo
e sposalo, non costa tanto, solo fatica
immensa fatica e… – respira –
le solitudini esistono per essere smussate
un vestito da cui sognare di spogliarsi
perdere tutto, anche lo zoccolo
per questo ho sempre amato le zattere madre
ma sono sceso dalla zattera, ma ho indossato l’armatura
ma non so amare l’immenso che voglio,
mamma mamma sono ondivago mamma
mamma sono solo uno spazio sfinito
tra le tue lettere e il mare
Alluvione a Capoterra
Nonna ancora si aspetta una ragazza
mio padre si è fatto sempre più piccolo,
io verterò a te rappreso nel tuo
acerbo, nel tuo vero, per la vita
l’acqua si riprendeva al sua terra
io e mio fratello salivamo sui tetti
di corsa in casa abbracciando la madre,
ancora ferma, nell’isola, la terra
ma niente rimarrà piantato nei ricordi
quattro generazioni e poi via,
perché parole quella che straripano
noi che attendiamo dopo un addio.
Jetz quali fonti Neubauer
E chi ricorda, allo Schaumparty, come stringeva
proteggendo dalle mani, per poi negare le sue?
Mai più lo vidi, come il giorno dell’amaca
il nostro letto nella mia doccia ubriachi
– solo l’ultimo giorno un ballo
come un sorriso un pianto –
stagliato nella storia senza memoria
ragazzo con le radici nel flusso del nulla
mi infatuai di una leggerezza lucifera,
capace di sembrare un solo corpo
il vuoto come un tutto da strapparci,
volere essere te con te non pensando più
studi da fare e la droga da non prendere
paura è rialzarsi per cadere giù
mentre penso chissà come sei stasera.
Francesco Ottonello (Cagliari, 1993) ha vissuto a Cagliari, Freiburg, Milano. Attualmente dottorando di ricerca, ha pubblicato la monografia Pasolini traduttore di Eschilo (Grin Verlag, 2018), articoli su riviste cartacee come «l’immaginazione», «Romaneske» (UniLeuven), «ACME» (UniMi) e online quali «Le parole e le cose», «Nazione Indiana». Sue poesie sono uscite su riviste, giornali e siti nazionali e esteri, nella plaquette collettiva Dentro la poesia (Lampioni Aerei, 2018) e nell’antologia Poeti italiani nati negli anni ’80 e ’90. Vol. II (Interno Poesia, 2020). Ha fondato il sito www.mediumpoesia.com, ideato la rassegna MediumPoesia: Poesia e Contemporaneo a Milano, curato Poesia e Contemporaneo. A dialogo con i poeti contemporanei (Lampioni Aerei, 2019-20). Come attore ricordiamo il film Il Rosa nudo (2013), lo spettacolo La terza onda (2014-15), le performance Niente in tasca e Frammenti di Viaggio (2017-19). Isola aperta è il suo libro di esordio.